Pesaro

Variante Gimarra, la montagna non ha partorito neanche il topolino

Niente proroga per l'utilizzo dei 20 milioni che avrebbero permesso la realizzazione dell'infrastruttura. Il Comune si appella ad Anci e Regione

Variante Gimarra
Variante Gimarra

FANO – Tanto clamore per un nulla di fatto. Alla fine la montagna non ha partorito neanche il topolino. Stiamo parlando della variante Gimarra, ovvero il prolungamento dell’Interquartieri che dalla rotatoria di via Aldo Moro avrebbe dovuto sbucare sulla Statale 16, poco prima dell’hotel Riviera. Il progetto, che negli ultimi 24 mesi aveva assunto i connotati di una vera e propria soap opera, non si farà.

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Breve riassunto delle ultime puntate: negli ultimi mesi, nonostante un nutrito fronte del “NO” alla realizzazione dell’infrastruttura, l’amministrazione era arrivata a presentare il progetto alla collettività e ad annunciare l’imminente avvio dei lavori. A poco o nulla erano serviti gli appelli di minoranze e comitati: quando il sipario sembrava oramai prossimo a calare sulla questione ecco il colpo di scena. La Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio aveva posto dei veti sul progetto. L’allungamento delle tempistiche, per la gioia delle minoranze politiche fanesi, è stata la mannaia definitiva sul progetto.

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A renderlo noto, senza troppi giri di parole, è stato lo stesso primo cittadino di Fano Massimo Seri: «La proroga richiesta al MIT dalla Regione Marche relativa alla data di scadenza per l’utilizzo dei 20 milioni per il completamento della strada interquartieri non è stata accolta, in quanto il D.L.n.50/2022 non contempla tale generica ipotesi per i fondi FSC Infrastrutture 2014-2020 pur essendo state previste numerose altre deroghe temporali».

Il sindaco cerca, con risultati parziali, consolazione nel famoso ‘mal comune mezzo gaudio’ o comunque sottolinea come non si tratti di una problematica correlata solo a questo progetto: «E’ oltremodo evidente che tali problematiche riguardano l’intero territorio nazionale e pertanto si auspicano iniziative legislative, anche di concerto con l’ANCI, atte a consentire tale proroga, in considerazione delle difficoltà operative che le amministrazioni pubbliche hanno avuto nel 2020 per l’emergenza sanitaria e del fatto che opere complesse in zone di vincoli paesaggistici richiedono tempi e cautele adeguati. Appare, anche, oggettivamente doveroso che la Regione Marche possa provvedere a garantire quanto pattuito, mantenendo inalterata l’opera programmata di comune accordo, mediante operazioni neutre contabilmente che consentano di sostituire la fonte di finanziamento con reciproca utilità. In questo modo si intende preservare complessivamente l’importo garantito dallo Stato secondo un principio di leale collaborazione tra enti locali; diversamente la Città di Fano resta convinta che saranno comunque trovate dalla Regione Marche risorse di pari importo per individuare nuove opere ristorando il mancato finanziamento originario».

Poi si sofferma sulla complessità del progetto: «Si rende necessario evidenziare che l’iter progettuale è stato segnato da una notevole complessità di approccio, per cui le strutture tecniche del Comune di Fano hanno sempre profuso il massimo impegno pur riconoscendo che, in fase iniziale, sono stati fatti errori decisivi che hanno inutilmente aggravato le tempistiche di riferimento in modo determinante. Il completamento dell’interquartieri resta una necessità ed una opportunità storica per la Città di Fano, ma comporta rilevanti criticità ambientali ed un complesso assetto per la soluzione di articolati rilievi progettuali posti dalla Sovrintendenza che, comunque, ha sempre offerto la massima disponibilità a favore dell’ente. Il progetto, allo stato attuale, è stato più volte discusso e verificato con la stessa Sovrintendenza e la Regione Marche tanto che si trova in fase di avanzata definizione con esito presumibilmente positivo. Esistono al contempo debolezze strutturali relative alla pianificazione territoriale nel rapporto con la Sovrintendenza. Si auspica pertanto che una volta approvato il PRG, munito dei pareri degli organi regionali e dello Stato, non occorrano altri interventi che ne compromettano o ne modifichino in modo significativo le scelte condivise, eventualità troppo ricorrente e che non si accorda con le tempistiche degli attuali finanziamenti di opere pubbliche».

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