Pesaro

Valmex, 50 anni di innovazione tra brevetti, ecosostenibilità e occupazione

Serverino Capodagli e Lorenzo Cantarini raccontano l'impresa 4.0 di Lucrezia di Cartoceto (Pu) che produce e vende scambiatori di calore in tutto il mondo, dagli Usa Alla Cina

Lorenzo Cantarini e Severino Capodagli della Valmex di Lucrezia di Cartoceto

LUCREZIA – Era nata con 19 dipendenti, oggi ne conta 350. E il suo fatturato in crescita si appoggia ad un export che penetra dagli Stati Uniti alla Cina.

Si chiama Valmex, si pronuncia innovazione e occupazione. Festeggia i 50 anni di attività. «L’oggi e il domani sono già scritti: dobbiamo continuare a guardare lontano, avere la visione lunga». Così Severino Capodagli, presidente di Valmex, tra i leader europei nella produzione di scambiatori di calore per caldaie domestiche murali a gas e per l’industria della refrigerazione, che quest’anno festeggia 50 anni di attività di MVM, la divisione interna altamente specializzata nello stampaggio industriale a freddo dei metalli dalla quale tutto è nato, e gli 80 anni del suo fondatore.

Quartier generale e tre siti produttivi a Lucrezia di Cartoceto (Pesaro-Urbino), «per mantenere solide radici in un territorio dove la nostra attività è anche un fatto sociale», e un centro logistico a Kunshan, in Cina, dove opera un team dedicato a ricerca e sviluppo.
Nella compagine sociale di Valmex, accanto alla famiglia Capodagli, ci sono gli spagnoli di Orkli. L’azienda occupa complessivamente 350 addetti (erano 19 al momento della nascita 20 anni fa), che operano all’interno di un’area di 22 mila mq. e su 5 linee di produzione, e nel 2018 ha toccato 88 milioni di fatturato, il 54% garantito dall’export con Turchia, Nord Europa e Paesi dell’Est primi tre mercati di sbocco, con Stati Uniti e Cina che rappresentano i prossimi Paesi target.

«Il quinquennio passato, vede Valmex raggiungere i propri obiettivi con l’introduzione sul mercato dei nuovi scambiatori ad alta efficienza in acciaio inox, la penetrazione di nuovi mercati e il rafforzamento della propria struttura organizzativa. Il nuovo piano industriale, 2020-2024, prevede l’ampliamento della gamma dei prodotti ad alta efficienza e l’introduzione nei due nuovi mercati target con la conseguente crescita dimensionale in termini di struttura e fatturato», afferma Lorenzo Cantarini, direttore generale della Valmex e consigliere d’amministrazione.

«Oggi Valmex è frutto di un lavoro di una grande squadra che lavora all’unisono – sottolinea Capodagli – da parte mia ci sarà sempre la spinta a innovare, studiare, sviluppare e inserire sul mercato sempre nuovi prodotti». Nel corso degli anni, l’azienda ha dato vita a una trentina di brevetti, frutto di investimenti in R&S pari a 10 milioni di euro all’anno. Nel polo di Lucrezia, sono operativi 30 ingegneri e tecnici specializzati ai quali è affidata la responsabilità di studiare nuove soluzioni che siano in grado “customizzare” il prodotto rispetto alle esigenze del cliente e, di conseguenza, di aumentare la gamma dell’offerta, offrendo soluzioni sempre più ecologiche e con rendimenti il più possibile vicini ai massimi teorici ottenibili. Tutto questo in una logica 4.0, visto che uno dei tre siti produttivi è completamente gestito in IoT in termini di programmi, processi e gestione della qualità, «ma l’obiettivo è di rendere Valmex una fabbrica completamente intelligente, dove tutti i processi sono rivisitati in chiave cloud, big data e digitalizzati».

I cinquant’anni di Valmex sono raccontati anche dall’applicazione dei materiali utilizzati per la produzione degli scambiatori di calore: prima erano tutti in rame e l’alluminio è comparso solo nel 2004, fino a diventare la materia prima predominante nel 2016; ma già dal 2017 ha cominciato ad avanzare l’acciaio inox, «il materiale del futuro, che sarà utilizzato per produrre scambiatori a condensazione di altissima qualità ed alto rendimento».

Ma Capodagli guarda oltre, ipotizza che «le caldaie murali a gas saranno usate ancora per molti anni», ma è convinto che «la produzione di energia da fonti rinnovabili prenderà il sopravvento sull’utilizzo dei combustibili fossili e, di conseguenza, il mercato cercherà nuovi macchinari».

«Sappiamo che avverrà, ma non come, né quando e in quale quantità – conclude – la certezza è che non ci mancherà il coraggio di sognare e la capacità di realizzare quel sogno con macchine innovative in grado non solo di rispondere alle nuove richieste del mercato adottando sempre più soluzioni ecologiche, ma di continuare a generare valore e benessere per il nostro territorio».

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