Pesaro

Val Metauro, cocaina a fiumi: 7 arresti e 15 denunce nell’operazione “Bunker”. Decine di clienti segnalati

I Carabinieri della compagnia di Fano hanno stroncato un importante traffico di stupefacenti. Due grossisti compravano 20mila euro di droga ad ogni viaggio per rifornire la vallata. L’attività d’indagine è stata avviata nell’aprile 2018

Operazione Bunker

FANO – Sette persone arrestate, 15 denunciate. I carabinieri fermano un grosso traffico di cocaina e marijuana a Fossombrone e nella zona della Val Metauro. Due i grossisti che facevano viaggi per acquistare mezzo chilo di cocaina a 20mila euro. Ben 85 i clienti censiti. Ecco l’operazione “Bunker“.

Alle prime luci dell’alba del 4 giugno, i carabinieri della Compagnia di Fano, con i militari delle Compagnie di Rimini e Monza edel Nucleo Cinofili di Pesaro, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione di misure cautelari (3 custodie in carcere, 4 misure degli arresti domiciliari e 1 dell’obbligo di prestazione alla polizia giudiziaria) emessa, su richiesta del Procuratore della Repubblica di Urbino, dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Urbino, nei confronti di 8 persone, tra cui italiani, albanesi e marocchini, resisi responsabili a vario titolo di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti del tipo cocaina e marijuana, nonché di un furto simulato di slot machine installate in un bar di Fossombrone.

L’operazione “Bunker”, condotta dai carabinieri del Nucleo operativo Radiomobile di Fano in stretta sinergia con i militari della Stazione Carabinieri di Fossombrone, ha di fatto inferto un colpo decisivo al preoccupante dilagare del fenomeno dello spaccio di stupefacenti sull’intera Valmetauro, fermando in particolare il considerevole smercio di cocaina rilevato nell’abitato di Fossombrone, con importanti ramificazioni e propaggini nelle città di Pesaro e Fano.

Nel corso delle indagini sono stati arrestati ben 14 spacciatori, di cui 12 solo a Fossombrone, e sequestrati 200 grammi di cocaina, un etto di marijuana e 7mila euro in contanti ritenuti provento dell’attività di spaccio.

L’attività d’indagine è stata avviata nell’aprile 2018 per fare luce sui reiterati atti intimidatori in danno di un’officina forsempronese e del suo titolare gravato da piccoli precedenti per uso di cocaina.

Le meticolose indagini, oltreché accertare che l’autore era un suo ex dipendente con il quale aveva avuto diversi dissidi, ha disvelato i costanti contatti che l’artigiano intratteneva con il gestore di un bar di Fossombrone, al quale ordinava, stranamente, delle birre che poi passava a ritirare in prima persona o tramite uno dei suoi operai. Questo iniziale spunto e la conseguente progressione investigativa hanno permesso di svelare un cospicuo spaccio di cocaina e marijuana, e di delineare, nel tempo, sempre in maniera più solida e cristallina, l’esistenza di due distinti filoni di spaccio che agivano in parallelo, di cui uno facente capo ad un soggetto già noto alle forze di polizia, di origini salernitane, ma residente da anni a Fossombrone, mentre l’altro vedeva a capo un giovane albanese, artigiano edile, assai inserito nella comunità forsempronese dove vive da oltre un decennio.

Entrambi, oltre ad avere un autonomo giro di spaccio al minuto con decine di clienti, fungevano da grossisti per altri pusher del luogo: il grosso della cocaina (fino a mezzo chilo per ogni viaggio) lo acquistavano da due albanesi residenti rispettivamente nella provincia di Rimini e di Forlì, anch’essi colpiti dall’ordinanza di custodia cautelare. I quantitativi di cocaina acquistati all’ingrosso arrivavano ad essere pagati fino a 20.000 euro (per mezzo chilo), mentre le singole dosi venivano normalmente vendute su piazza al prezzo di circa 100 euro al grammo.

Tra i comuni interessati dagli spacci al dettaglio compaiono oltre a Fossombrone, Rimini  e Forlì, anche Pesaro (località Borgo Santa Maria), Fano, Acqualagna, Fermignano, Cagli. Nel corso delle indagini tecniche eseguite tra l’agosto e il novembre 2018 sono stati arrestati in flagranza di reato tra Fossombrone, Pesaro e Fano ben sette pusher. I due grossisti agivano in maniera disinvolta, ricevendo pusher e clienti anche nelle loro abitazioni, mentre lo spaccio al minuto veniva attuato nei pressi ovvero all’interno di bar e piadinerie del centro storico, così come nel parco Carloni, notoriamente punto di ritrovo di adolescenti.

I clienti censiti nel corso delle indagini sono stati ben 85, di età, sesso ed estrazione sociale più disparati: dagli assuntori abituali allo studente, dall’imprenditore al barista o artigiano, insospettabili caduti nel circolo vizioso della cocaina. Saranno segnalati alla Prefettura di Pesaro Urbino per i provvedimenti amministrativi inerenti l’uso di stupefacenti.

Secondo i carabinieri il quadro ricostruito dalle attività d’indagine lascia trasparire che le singole condotte non solo si inserivano in un contesto di abitualità (quindi non occasionalità), ma che le stesse erano di numero non modesto in un ristretto lasso di tempo, e rivolte ad una non esigua platea di consumatori.

Sono stati contestati in tutto 85 capi di imputazione e deferiti complessivamente all’Autorità Giudiziaria 22 soggetti (di cui 8 destinatari dell’odierna misura e 14 denunciati in stato di libertà). 215 gli episodi di spaccio refertati, e 150.000 euro il giro complessivo d’affari rilevato nel corso dell’intera indagine.

Le indagini hanno anche permesso di scoprire che il furto con scasso in danno delle slot machine collocate in un bar di Fossombrone, era stato appositamente organizzato dallo stesso gestore unitamente all’artigiano albanese nel tentativo, poi non riuscito, di asportarne il contante ivi contenuto. Il tentativo veniva materialmente eseguito dall’artigiano facendosi chiudere nottetempo nei locali del bar insieme ad un connazionale assoldato per l’occorrenza. 

Questa è la quarta indagine complessa in poco più di due anni eseguita su Fossombrone (le altre sono nell’ordine Circoli Viziosi, Pitbull e Prius), con notevoli risultati in termini di prevenzione e repressione del fenomeno dello spaccio di stupefacenti: i principali spacciatori del luogo risultano essere stati arrestati e portati in carcere o ai domiciliari, e altri risultano destinatari della stringente misura di prevenzione di pubblica sicurezza della sorveglianza speciale.

Operazione Bunker

E la denominazione dell’indagine nasce proprio da questo: tra le dichiarazioni intercettate vi è quella di un piccolo pusher che si riforniva dai due indagati principali (che in quel periodo si erano dovuti fermare a seguito dei reiterati interventi dei carabinieri), che rivolgendosi ad un coetaneo nel mentre erano alla ricerca disperata di una dose di cocaina, affermava, sconsolato, che fino a poco tempo prima Fossombrone costituiva il “Bunker” della cocaina, mentre in quel momento non si riusciva più a reperire nemmeno una dose.

La dimensione del fenomeno dello spaccio e dei consumatori è emerso anche in altri dialoghi, tra i quali ad esempio quello avvenuto tra uno dei principali spacciatori attenzionati ed un suo cliente, con il quale concordava sul fatto che di spacciatori come lui a Fossombrone ce ne fossero almeno una ventina, meravigliandosi, inoltre, del sempre crescente numero di assuntori.

Importante il dispiegamento di uomini e mezzi dell’Arma per il rintraccio dei soggetti destinatari delle misure: due dei soggetti ristretti sono stati infatti localizzati ed arrestati nelle province di Rimini e Monza. Le operazioni di perquisizione legate agli arresti hanno permesso inoltre di denunciare in stato di libertà un ulteriore forsempronese (non destinatario delle misure) per coltivazione di sostanze stupefacenti, essendo stato sorpreso in casa con 20 piantine di marijuana.

I tre soggetti destinatari della misura in carcere sono stati portati nel corso della mattinata presso la Casa Circondariale di Pesaro. I rimanenti sono tutti agli arresti domiciliari nei rispettivi domicili. Il soggetto sottoposto all’obbligo di presentazione alla p.g. dovrà presentarsi quotidianamente presso la Stazione Carabinieri di Fossombrone.

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