Pesaro

Il sindaco Lisi: «Acqualagna e tartufo, modello di sviluppo vincente: puntiamo a essere riconosciuti dall’Unesco»

Il primo cittadino di Acqualagna: «Indotto che fa vivere un territorio. Stiamo rafforzando l'offerta e la promozione, ma servono servizi per evitare lo spopolamento»

Luca Lisi, sindaco di Acqualagna

ACQUALAGNA – Turismo e tartufo, un binomio vincente per il modello di sviluppo di Acqualagna. Ne abbiamo parlato con il sindaco Luca Lisi. Domenica 24 ottobre ha preso il via la 56esima Fiera Nazionale del Tartufo Bianco di Acqualagna. La otto giorni, che si snoda tra il 24, 30 e 31 ottobre e il 1°, 6, 7, 13, 14 novembre, vedrà cooking show, performance gastronomiche, premi, incontri culturali e spettacoli.

Sindaco, Acqualagna e tartufo sono indissolubilmente legati, quali sono le prospettive?
«Già dall’estate Acqualagna, il Furlo e tutto il territorio è stato meta di molti visitatori da tutta Italia. I ristoranti erano pieni e l’afflusso è stato costante fino a settembre. Questo è in parte giustificato dal fatto che il paese, grazie al tartufo, gode di una fama a livello nazionale. Si tratta di un vero traino non solo per il turismo, ma un motore per l’economia del paese e del territorio».

La Regione Marche ha pensato a un brand dedicato proprio al tartufo, come si muove il Comune per la promozione?
«Stiamo potenziando la comunicazione perché le aree interne sono davvero una meta richiesta dal turismo. Dopo la pandemia si cercano esperienze legate all’enogastronomia, i paesaggi e l’ambiente. Il progetto Alte Marche va verso questa direzione. Raggruppa vari comuni (Acqualagna, Arcevia, Cagli, Cantiano, Frontone, Piobbico, Serra Sant’Abbondio e Sassoferrato ndr). Le Alte Marche raggruppano varie mete turistiche, stiamo quindi rafforzando l’offerta grazie a visite nelle tartufaie, esperienze di ricerca e raccolta. C’è una riscoperta incredibile dell’entroterra e anche il discorso dei sentieri e Montain bike stanno portando turisti. Abbiamo promosso il territorio nelle fiere con depliant cartacei ma siamo anche online con la promozione digitale. Siamo anche nell’App Tabui grazie a un accordo a livello nazionale, uno strumento utile per i turisti e molto scaricato».

Il tartufo bianco di Acqualagna

Quale sarà il ruolo del Psr (Piano sviluppo rurale) per la vocazione tartuficola nelle Marche e lo sviluppo delle aree montane? Cosa chiede alla Regione?
«La Regione ha capito quanto sia importante questo comparto e si sta adoperando per lo sviluppo delle tartufaie e di quanto ruota attorno. Ci siamo mossi attraverso l’associazione tartufi italiani per investire dei fondi in progetti adatti a potenziare e tutelare il comparto. Inoltre stiamo portando avanti la candidatura all’Unesco come città del tartufo. Questo fa parte della strategia legata alla promozione e alla visibilità».

Un tema legato a doppio filo con la questione dello spopolamento delle aree interne. Cosa accade ad Acqualagna?
«Dove c’è economia c’è presenza. Ma occorre valorizzare il territorio perché servono infrastrutture come scuole, ospedali, trasporti e servizi per poter far in modo che un territorio possa crescere. L’errore che si tende a fare è quello di attingere a fondi statali ed europei per progetti ed eventi, ma non per servizi e strutture. Elementi chiave per favorire il ripopolamento. Acqualagna ha le carte in regola per attirare risorse e scaricare a terra i progetti. Stiamo ragionando anche sul tema delle pari opportunità per le imprese femminili in agricoltura».

Un paese che ruota attorno al tartufo: avete fatto una stima dell’indotto che genera?
«Non c’è ancora uno studio, ma siamo certi che si parla di fatturati altissimi perché tante famiglie vivono di questo. Ogni anno nascono nuove imprese legate alla lavorazione e alla commercializzazione del tartufo. Un prodotto che oggi esportiamo in tutto il mondo, dall’America all’Oriente e su cui continueremo a investire nei prossimi anni convinti che possa essere un motore di crescita per Acqualagna e il territorio».

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