Pesaro

Studio di fattibilità sulla ferrovia Fano – Urbino, il Comitato Ciclovia del Metauro: «Chi l’ha visto?»

Spese importanti somme di denaro pubblico ma ora tutto tace: «Non hanno niente da dire i politici che hanno cavalcato questa operazione fallimentare finora costata ben 1.350.000 euro?»

Ex ferrovia Fano - Urbino
Ex ferrovia Fano - Urbino

FANO – «Che fine ha fatto lo studio di fattibilità sulla ferrovia Fano – Urbino affidato a RFI circa tre anni fa?». A chiederselo è il Comitato Ciclovia del Metauro. Eppure il progetto a cavallo tra il 2020 e il 2021 sembrava in dirittura di arrivo tanto da dividere i fanesi o, più in generale, gli abitanti della Val Metauro, tra coloro che volevano la convivenza del ripristino del treno con la pista ciclopedonale o chi propendeva o per l’uno o per l’altro (per saperne di più ecco il riepilogo a tutta la vicenda).

«Chi l’ha visto? – incalza il comitato -. Dopo circa tre anni lo studio di fattibilità sulla ferrovia Fano Urbino affidato a RFI è ancora stranamente ‘in fase di elaborazione’ eppure, l’anno scorso procedeva ‘spedito’ e a ottobre era ‘pronto’! Lo studio dovrebbe rispondere a una domanda: è possibile ripristinare un treno sugli stessi binari? Pare che alcuni politici regionali e nazionali ci credano; pensano che un treno per il trasporto pubblico locale potrebbe passare addirittura ogni mezz’ora, per un totale di 5.200 persone nell’arco di una giornata! Quindi, in sostanza RFI dovrebbe dire che i miracoli si avverano; però non subito; forse in un futuro indeterminato. Tutto questo per bloccare l’unica soluzione ragionevole per un’infrastruttura abbandonata da 35 anni: una Ciclovia lungo i binari richiesta da migliaia di cittadini».

Il comitato, che evidentemente propende per la creazione di un corridoio verde ciclopedonale, incalza le autorità competenti che negli ultimi tempi sono sparite: «Per la verità uno Studio di fattibilità esiste, ma non è di RFI; lo hanno elaborato gratis e in poche settimane tecnici di vari settori utilizzando dati ampiamente disponibili, anche della stessa RFI in cui viene chiarito che “tutte le opere d’arte della linea ferroviaria (ponti, viadotti e gallerie) sono tecnicamente improponibili e da rifare di sana pianta”. Inoltre, già nel 2003 un autorevole studio della Regione Marche sottoscritto da tutte le CCIAA e le Università della Regione “consigliava una pista ciclabile in alternativa al ripristino della ferrovia per problemi strutturali, urbanistici e costi altissimi probabilmente insostenibili. A questo si aggiungerebbe l’impraticabilità di ricorrere “ai fondi del PNRR spesso superficialmente invocati in tutta Italia”».

E ancora, incalza il Comitato citando lo studio prodotto da RFI: «”… a seguito della dismissione sono decaduti i vincoli di inedificabilità previsti dal DPR 753/80, ragion per cui anche a pochi metri dai binari numerosi edifici sono stati ampliati o realizzati ex novo” in maniera del tutto legittima”. Ed infine lo studio chiuderebbe con un laconico ma eloquente messaggio: “nella valle del Metauro già opera un capillare servizio su gomma che raggiunge anche tutti i centri collinari; non è quindi giustificabile la richiesta di riattivare una ferrovia per il TPL che potrebbe operare solo nel fondovalle e in parte sarebbe un doppione del servizio su gomma”».

«Sarà per la probabilissima bocciatura dell’ipotesi di ripristinare la ferrovia – conclude il Comitato – sullo stesso tracciato che ancora non vede la luce uno studio che può essere assemblato in pochi giorni da chi (RFI) conosce vita, morte e (mancati) miracoli di una sua proprietà? Non hanno niente da dire i politici che hanno cavalcato questa operazione fallimentare finora costata ben 1.350.000 euro di denaro pubblico?».

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