Pesaro

Pesaro, spiagge libere occupate dai concessionari balneari: «No grazie»

La lista civica "Una città in comune" di Pesaro si dice contraria alla possibile delibera regionale. Il motivo principale riguarda le «Famiglie in difficoltà, non vanno eliminati spazi gratuiti»

Un tratto di spiaggia libera

PESARO – Spiaggia libera, un possibile nodo da sciogliere. A parlarne è la Lista Civica “Una Città in Comune”: «A quanto pare, sarebbe imminente l’approvazione di una delibera di Giunta della Regione Marche che permetterà ai concessionari balneari, che confinano con una spiaggia libera, di occupare una parte di questa con alcuni ombrelloni – commentano Camilla Murgia e Sergio Castellani, Consiglieri Comunali -. Sembra che l’idea sia nata per aiutare economicamente i Concessionari delle Marche meridionali che hanno avuto la spiaggia consumata dall’erosione dell’inverno, obbligati ora dalle norme in arrivo a distanziare molto i propri ombrelloni nel pochissimo spazio rimasto. Ci sembra un’idea profondamente sbagliata. In un momento di assoluta gravità economica, con molte famiglie rimaste senza poter lavorare per molte settimane, con conseguenze sociali probabilmente molto pesanti nel nostro prossimo futuro, si vorrebbe eliminare uno spazio gratuito a disposizione delle persone, che nell’estate 2020 avranno probabilmente questa unica possibilità di godere di un bene comune.

Per Enzo Belloni, fondatore della lista, la delibera «è discutibile sotto diversi aspetti. Penalizzare alcuni cittadini, o alcuni Imprenditori, a favore di altri, mi sembra comunque sbagliato. E poi, ad esempio, lo scorso anno la città di Pesaro non ha potuto realizzare una Spiaggia per Cani gestita, perché la Regione ha stabilito che non si poteva modificare il rapporto tra spiaggia libera e spiaggia organizzata. Ora questa regola non vale più?».

«Siamo contrari alla soluzione proposta – ribadiscono Murgia e Castellani – per almeno altri due motivi: da una parte il timore fortissimo che una volta passata l’emergenza sarà molto difficile tornare alla divisione degli spazi pre-Virus; dall’altra, se è vero che ogni crisi genera nuove opportunità, se fosse vero che il Virus si sviluppa in modo più virulento nelle aree a maggiore inquinamento atmosferico, ci sarebbe un motivo in più per sviluppare al massimo la sensibilità di tutti a favore della conservazione e protezione di aree “protette” e libere da insediamenti. Creare un precedente contrario, in questo senso, ci sembra davvero pericoloso».

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