Pesaro

Pesaro, il sindaco Ricci: «Velocità per la ripresa, non è possibile che le soprintendenze mettano veti sull’edilizia»

Il sindaco di Pesaro è intervenuto al Forum Compraverde Buygree: «Con questa burocrazia non ce la faremo, occorre semplificare»

Matteo Ricci sindaco di Pesaro

PESARO – Urbanistica e soprintendenza, il sindaco di Pesaro Matteo Ricci dice «no al potere di veto» perché serve velocità per mettere in moto i cantieri e far ripartire il Paese.

Il sindaco Matteo Ricci ne ha parlato al Forum Compraverde Buygreen, evento promosso dalla Fondazione Ecosistemi e giunto alla XV° edizione. «Serve un Paese più semplice e veloce per affrontare le sfide del futuro. Più passano i giorni e più, come sindaco, mi rendo conto che con le regole attuali l’Italia non ce la farà. Sono arrivate alcune novità con il Dl Semplificazioni, ma ancora non ci siamo». Un esempio, «per fare un piccolo lavoro da un milione di euro ci vogliono 5 anni, per fare un lavoro medio da 10 milioni di euro ce ne vogliono 15. Secondo le scadenze che ci ha dato l’Europa entro il 2023 dobbiamo appaltare tutto e entro il 2026 dobbiamo rendicontare, ma con le regole attuali il Paese non ce la farà». Per il sindaco Ricci questo è il momento di spingere sulla velocità e semplicità. «Lo dico a chi crede nelle regole, nella democrazia, nelle autonomie locali. Perché se passeranno altri mesi e i risultati conseguiti non saranno sufficienti, rischiamo di avere il commissariamento nazionale». 

Semplice non è sinonimo di illegalità. «Non è vero che semplificando o velocizzando le procedure si aprono le porte alla criminalità. Per la prima volta il problema dei comuni non sono le risorse per gli investimenti, ma la capacità di spesa, il reperimento di personale formato e la difficoltà di progettare».  

Poi un affondo sulle Soprintendenze. «La buona edilizia sta diventando un traino per la ripresa economica – continua Ricci -. Bene, ad esempio, la riconferma degli incentivi fiscali, ma per costruire sul costruito abbiamo bisogno di norme urbanistiche più flessibili. Per la prima volta dal dopoguerra i sindaci non progettano l’espansione delle città, ma programmano la trasformazione del costruito. Abbiamo piani regolatori troppo rigidi, per questo è necessario passare da un’idea urbanistica che dica cosa non si può fare, ad una che abbia al centro la flessibilità degli interventi». Poi continua: «Non è più possibile che le Soprintendenze abbiano potere di veto su qualsiasi cosa avvenga nelle città, devono limitarsi a beni culturali e artistici. C’è ancora molto da fare, dobbiamo essere dalla parte del premier Draghi per velocizzare e semplificare, altrimenti rischiamo di perdere le grandi opportunità di investimento, di messa a terra della transizione ecologica e rischiamo un grande commissariamento».  

Sul tema della transizione ecologica. «Come Ali, abbiamo costruito la “Rete dei Comuni Sostenibili”, perché vogliamo misurare la transizione ecologica. Il Pil è un indicatore fondamentale per misurare lo sviluppo dei nostri territori, ma non è completo: serve il Bes, attraverso il quale si può misurare la qualità dello sviluppo e della sostenibilità, dando concretezza alla transizione ecologica. Un contributo che stiamo dando come Autonomie Locali Italiane, per dare concretezza alla transizione ecologica, la sfida dell’epoca che stiamo vivendo».

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