Pesaro

Pesaro, i sindacati: «Sì a nuovo ospedale per acuti, no a clinica privata a Fano»

Cgil, Cisl e Uil intervengono sul dibattito in merito allo stop all'ospedale unico di Muraglia, parlando di «strascico di campagna elettorale». Ecco tutti i nodi e le critiche

L'ospedale di Pesaro

PESARO – Ospedale unico, Cgil Cisl e Uil chiedono un tavolo di confronto. Dopo lo stop della Regione Marche alla realizzazione del nosocomio di Muraglia e l’annuncio di un presidio organizzato dal sindaco Matteo Ricci, intervengono i sindacati.

«Abbiamo assistito in queste ultime settimane a un dibattito sul nuovo ospedale Marche Nord che a nostro parere può essere considerato esclusivamente come uno strascico di campagna elettorale e che molto poco abbia a che vedere con il merito delle problematiche inerenti all’organizzazione sanitaria e ai processi organizzativi dei modelli sanitari.
Unitariamente sul punto, nel ribadire la necessità per la quale è importante che si realizzi concretamente e al più presto il nuovo ospedale Marche Nord, e allo stesso tempo evidenziando le nostre forti perplessità nell’utilizzo del project financing, per ragioni squisitamente economiche e di gestione, vorremmo che la dialettica tra istituzioni e politica si focalizzasse sul merito delle questioni ovvero il diritto alla salute».

I sindacati chiedono chiarezza sul futuro del San Salvatore di Pesaro e del Santa Croce di Fano. E mettono alcuni punti fermi per l’organizzazione sanitaria e ospedaliera.

«Occorre confermare la realizzazione di un nuovo e moderno ospedale per acuti, che possa garantire una alta qualità nell’intervento anche per ridurre la mobilità passiva verso l’Emilia Romagna. In un quadro che vede un nuovo ospedale, ci risulta alquanto improprio pensare di realizzare anche una clinica privata, come abbiamo letto in questi giorni, a Fano. Attendiamo l’avvio di una fase di confronto vedo che vada oltre il singolo spot politico che non ci appartiene».

Per Cgil, Cisl e Uil «il primo elemento è la legge. Ad oggi il DM 70 se applicato alla lettera non permette per la nostra provincia la compresenza di tre ospedali di primo livello, che semplificando è una tipologia di ospedale che ci permetterebbe di avere i medesimi servizi garantiti dagli attuali ospedali Marche Nord e Urbino-Pergola. Pertanto se si volesse mantenere un ospedale a Fano autonomo da Marche Nord, per la comunità fanese al massimo potrebbe vedersi attribuire un “ospedale di base”, previsto dal DM 70 ma caratterizzato da servizi inferiori rispetto a quelli attualmente garantiti, questo a meno che non si voglia declassare l’ospedale di Urbino-Pergola e dotarsi di un secondo ospedale di primo livello a Fano, creando così due strutture identiche a 14 chilometri di distanza l’una dall’altra ed entrambe sulla costa.
Altro punto fermo da considerare è che non risponde a verità l’idea che l’istituzione dell’azienda Marche Nord avrebbe comportato la chiusura dei piccoli ospedali del territorio. Se si avesse l’onestà intellettuale di leggere quanto previsto nel DM 70 del 2015, si comprenderebbe da una semplice e superficiale lettura che la trasformazione da ospedali a strutture sanitarie non ospedaliere è di fatto stato definito dalla stessa legge.
Pertanto alla luce di quanto è già contenuto nella stessa norma attualmente in vigore, riteniamo che l’ammodernamento della rete ospedaliera non sia in contrasto con il potenziamento della sanità territoriale. Anzi le due cose dovrebbero essere portate avanti insieme nell’ottica di una integrazione spinta.
Peccato che a fronte del “declassamento” dei piccoli ospedali non sia intervenuta alcuna trasformazione né alcun potenziamento degli stessi, anzi si sia di fatto ridotto un servizio a quelle comunità senza dare alle stesse alcuna certezza né garanzia in termini di tempistica e in termini di qualità dell’assistenza».

Cgil, Cisl e Uil chiedono un potenziamento della rete dell’emergenza/urgenza, per garantire un rapido ed efficace intervento per le comunità dell’entroterra.

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