Pesaro

Pesaro, i sindacati ribattono: «I lavoratori stagionali preferiscono il reddito di cittadinanza? Una falsa narrazione»

Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs: «Non accettiamo l'attacco del presidente degli albergatori, esistono contratti, la pandemia non può far accettare tutte le condizioni»

Una immagine della protesta

PEARO – Sono giorni caldi per quanto riguarda il tema del lavoro stagionale. Dopo la manifestazione dei precari in piazza e la denuncia di paghe da fame, sono i sindacati a intervenire.

«Ci dispiace per le parole utilizzate dal presidente degli albergatori di Pesaro, Angelo Serra, che accusa i lavoratori stagionali che sono l’anello debole del settore turistico, spesso vittime della mancata o scorretta applicazione dei contratti nazionali di riferimento. Condanniamo i toni dispregiativi, non solo riferiti all’intero comparto turistico e ai relativi addetti, ma anche al Lavoro in quanto tale, come valore e come fondamento della dignità della persona».

Serra aveva parlato di una difficoltà di trovare lavoratori stagionali.

Le segreterie territoriali Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs ribattono: «È una falsa narrazione quella che dipinge i lavoratori del turismo quali soggetti volti ad evitare il lavoro, preferendo altre forme di sostentamento. Una triste strumentalizzazione che ancora una volta colpisce la categoria che, più di ogni altra, ha pagato la crisi pandemica; lavoratori che sono da sempre i più fragili e i più esposti a inadempienze contrattuali. E, proprio in contrapposizione a  quanto afferma il presidente degli albergatori, la loro professionalità e le loro competenze meritano il giusto riconoscimento, nel rispetto di quanto previsto dalla legge e dalla contrattazione nazionale, e senza contrapposizioni strumentali tra diverse categorie di lavoratori e differenti professionalità.

Da sempre – proseguono i sindacati – denunciamo come nel comparto della ristorazione e nell’alberghiero si concentrino tassi di irregolarità con soglie che superano anche il 70%, con inevitabili ricadute sulle tutele, sulle garanzie, sui diritti e sulla salute e sicurezza di lavoratrici e lavoratori. Forse qualcuno pensa che, dopo oltre un anno a casa, le persone dovrebbero essere disposte ad accettare qualsiasi lavoro, anche in nero, sottopagato, senza riposi, in condizioni insostenibili, senza regole né tutele. Ma non è così. A tutto ciò si aggiunge una sempre maggiore terziarizzazione dei servizi, soprattutto nel settore alberghiero: appalti o passaggi di gestione che spesso non garantiscono il rispetto del contratto nazionale del turismo, determinando per i lavoratori turni massacranti, riposi insufficienti, retribuzione non adeguata e inevitabili rischi per la loro salute e sicurezza.

Rilanciare un settore, strategico non solo per l’intero Paese ma anche per la nostra Provincia, presuppone un atteggiamento serio e responsabile da parte di tutti gli operatori, nessuno escluso. E’ necessario pervenire ad un nuovo modello di turismo, basato sulla buona occupazione, sostenibile e inclusivo, caratterizzato in primo luogo da un lavoro stabile, regolare e dignitoso. Il contratto esiste, basta applicarlo».

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