Pesaro

Sfratto famiglia Moneti, il Questore di Pesaro: «Episodio doloroso gestito in maniera ragionevole

Raffaele Clemente interviene sulla riconsegna delle chiavi. «Le istituzioni hanno fatto ciò che potevano, non sono meccanismi aridi»

La famiglia Moneti

PESARO – Riconsegna delle chiavi, il commento del Questore Raffaele Clemente. È il caso della famiglia Moneti che lunedì ha restituito le chiavi dell’immobile confiscato a Soria.

La storia è quella di Alessandro, agricoltore disabile di 26 anni, che viveva in quella casa con il papà Giuseppe, la mamma Rosanna e il fratellino di 13 anni. Abitazione confiscata e venduta all’asta alla nuova proprietaria. La storia di questa famiglia si intreccia a un gravissimo disagio economico e sociale che i Moneti stanno vivendo, piegati dai debiti per l’azienda fallita e dalle enormi spese legate alla riabilitazione del ragazzo, da nove anni in carrozzina a seguito di un incidente causato da un pirata della strada. La famiglia ha trovato una nuova casa. Hanno già dormito per la prima volta in casa della zia. Un appartamento di 65 metri quadrati in zona Miralfiore.

Il questore sottolinea: «Con la consegna delle chiavi all’esecutore immobiliare si è concluso un doloroso episodio delle vicende che vede coinvolto il giovane Alessandro Moneti e la sua famiglia. Lasciare la propria abitazione in ragione di un’esecuzione immobiliare può essere una cosa sconvolgente ancor più quando si è in forte difficoltà come Alessandro e la sua famiglia. Per questo, grazie alla mediazione avviata dal nostro Prefetto tutti noi abbiamo potuto affrontare questo passaggio doloroso in maniera ragionevole, cercando di contenerne gli effetti negativi».

Clemente chiude: «Il Prefetto ci ha condotti lungo ad un sentiero equilibrato: la famiglia Moneti, la Questura chiamata a dare esecuzione forzosa nei confronti di una famiglia fragilissima ed il Comune di Pesaro che si è attivato sia economicamente che operativamente con due suoi assessori. Tutti hanno fatto quel che potevano, col cuore. Aggiungo che è proprio grazie a questa attitudine al dialogo ed alla pazienza che le istituzioni non sono meccanismi aridi e in casi estremi apparentemente feroci. Tutto ciò che in questa vicenda non siamo stati».

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