Pesaro

Sanità Marche, l’affondo del Pd: «Medici privati strapagati, quelli del servizio pubblico scappano»

I consiglieri Dem attaccano la giunta Acquaroli: «Grave disparità, liste d’attesa inaccettabili e le persone si curano in Romagna»

I consiglieri Dem: Anna Maria Mattioli, Micaela Vitri,

PESARO – L’opposizione rivolge una domanda ai cittadini. «È migliorata o peggiorata la sanità delle Marche?». È l’interrogativo dei consiglieri regionali Pd Micaela Vitri e Andrea Biancani, assieme alla consigliera comunale Anna Maria Mattioli (capogruppo Pd), Enrico Nicolelli (Pd Fano), Maricla Muci (Pd Urbino), Giampiero Bellucci (segretario comunale) e Rosetta Fulvi (segretaria provinciale). L’occasione è quella dei due anni e mezzo della giunta Acquaroli.

«Abbiamo assistito alla degenerazione di tutti i servizi pubblici. Nessuna risposta – dichiara Vitri – sul massiccio ricorso alle coop per Pronto soccorso e Pediatria. Un’operazione da 86 milioni, di cui 13 solo a Pesaro e Fano nel bando di settembre per coprire 9.000 turni, che ha creato una grave disparità per cui i medici a gettone vengono pagati a peso d’oro guadagnando il 40% in più di un interno».

Solo al Pronto soccorso di Pesaro le cooperative occupano 63 turni mensili per 12 ore così come ad Urbino e a Fano 50 turni mensili di 12 ore. Vitri ha sottolineato: «Un medico in pensione che lavora per una cooperativa guadagna in tre giorni quello che un dipendente del Ssn guadagna in un mese. Si parla di 140 euro all’ora per un turno da privatista. Ho chiesto la fissazione di un tetto al compenso orario da riconoscere alle coop». Questo genera «una fuga dei nostri medici e una mobilità passiva spaventosa. Molte mamme, 400 nell’ultimo anno, hanno scelto di partorire a Rimini. Questo la dice lunga sulla nostra sanità».

Per Biancani è una «sanità fuori controllo, con liste d’attesa totalmente sballate che preoccupano persino chi fa il servizio privato. A Pesaro e Urbino la Pediatria va avanti con medici a gettone. Non aver fatto un nuovo ospedale sarà sempre più negativo». Per Maricla Muci la «provincia pesarese è quella che soffre di più».

Mentre Anna Maria Mattioli ha sottolineato come «stiamo vivendo sempre più in difficoltà sulla prevenzione, soprattutto per le donne che rinunciano alla cura per la difficoltà ad entrare nello screening».

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