Pesaro

Fano, storia di una giornata all’ospedale e dell’appuntamento… per prendere l’appuntamento

Continuano a proliferare le testimonianze di disavventure di vario genere del nostro sistema sanitario: l'ultimo esempio in ordine di tempo è stato raccontato da una fanese

L'ospedale Santa Croce a Fano
L'ospedale Santa Croce a Fano

FANO – Continuano a proliferare le testimonianze di disavventure di vario genere strettamente correlate al nostro sistema sanitario che, nonostante l’impegno e la serietà di gran parte del personale, spesso fa registrare vicissitudini e storie che fanno la spola tra l’assurdo ed il grottesco. L’ultimo esempio in ordine di tempo è stato raccontato da una fanese sul gruppo facebook “La Fano che ci piace o non ci piace” e ci illustra ancora una volta le peripezie che un paziente deve fare solo per prendere un appuntamento.

LEGGI ANCHE: «Il mio voto a chi mi farà fare una mammografia»


Anche per quello che concerne il protocollo Anti Covid-19 ci sarebbe da ridire: «Entro in ospedale, nessuno mi misura la febbre – riferisce la paziente –  ma all’esterno, sotto il sole a 37 gradi è presente un cesto col termometro per la misurazione fai da te… mi chiedo che temperatura possa mai dare. Entro e compilo il solito foglio dove dichiaro di non avere il covid e via dicendo… l’infermiera mi dice si accomodi pure, ma poi dice che è meglio di no perché ci sono altre due signore e non ci sarebbe la distanza adeguata per cui mi accompagna davanti la porta dello studio dove sarei dovuta poi entrare e aspetto, in piedi».

Dopo questo iter standard la paziente riesce ad essere visitata, ma sorgono altre difficoltà.

«Faccio la visita e il dottore mi dice di andare di sotto al cup per prenotare un esame. Esco, leggo la ricetta, il nome del paziente riportato non è il mio. Quindi torno all’ambulatorio e mi faccio correggere la ricetta. (Il problema del saper impostare la stampante ve lo risparmio). – e prosegue –  Vado di buona lena al cup e la macchinetta che dà il numero per le prenotazioni è fuori servizio. In quella stanzetta saremmo stati in 20, per carità, tutti con la mascherina! (alla faccia degli assembramenti). Arriva il mio turno e mi sento dire: ‘Ha l’appuntamento per prendere l’appuntamento?’ prima sorrido convinta di aver capito male, ma…non ho capito male! Me ne vado e seguono parolacce tra me e me».

Poi la conclusione dell’odissea, senza lieto fine: «Vado in farmacia a fare la benedetta prenotazione, appuntamento 18 gennaio. Chiedo di darmelo a pagamento. Il sistema operativo va in tilt. ‘Signorina si cerchi lo specialista che vuole e prenoti’. Seguono parolacce e imprecazioni…non con la farmacista che è stata molto carina ed era molto in imbarazzo. Un applauso a chi gestisce la sanità regionale marchigiana!»

Ti potrebbero interessare