Pesaro

Revenge porn, pesarese a processo. La presidente della Commissione donne elette: «Serve cultura del rispetto»

Un pesarese è finito alla sbarra per aver diffuso immagini della sua ex. Mattioli: «Denunciare è un atto di coraggio»

Revenge porn

PESARO – Revenge porn, i casi continuano e la presidente della Commissione Donne Elette di Pesaro Anna Maria Mattioli riflette sul tema.

Lo fa prendendo spunto dall’ultimo caso di una ventitreenne che si è vista postare le sue foto intime su Facebook dal suo ex fidanzato, ovviamente senza consenso.

«Notizie che non vorrei mai più leggere, ma che rafforzano la volontà di agire ripartendo dall’educazione e dalla “cultura del rispetto” su cui ci stiamo spendendo fortemente a livello politico. Il “Revenge porn” sta per assenza di consenso, violazione della privacy e distruzione dell’immagine pubblica della persona. Nel 2022 – ci riferisce la consigliera Anna Maria Mattioli che ha portato in assise questo tema attualissimo – è ormai difficile pensare di associare il revenge porn solo ed esclusivamente a un ricatto perpetrato da un ex partner deluso o geloso; può succedere a chiunque, nessuno escluso, avendo ogni individuo il diritto di vivere liberamente la propria sessualità».

La vittima in questo caso, una giovane ragazza pesarese che dopo la fine della relazione affettiva con un suo coetaneo, si è vista pubblicare su Facebook filmati sessualmente espliciti e intimi da lui ripresi furtivamente nel corso della loro relazione in convivenza. Ha trovato così la forza di denunciare il suo ex e si è arrivati inevitabilmente al processo, durante il quale è stata costretta a ripercorrere la triste vicenda.

«Auspichiamo che la giustizia segua il suo corso, facendo luce su questa ennesima e triste pagina di violenza “Revenge porn” ai danni delle donne. L’osservatorio permanente di “Permesso Negato” (l’associazione no-profit specializzata nel supporto alle vittime di pornografia non consensuale) ha contato 190 gruppi e canali Telegram attivi nella condivisione di immagini sessualmente esplicite e destinate ad un pubblico italiano di 9 milioni di utenti registrati,  in cui viene condiviso di tutto, perché la fantasia e la perversione purtroppo non hanno limiti, ma soprattutto si trovano foto appartenenti a momenti intimi condivisi in una relazione apparentemente dedita al consenso. Spiegare cos’è il revenge porn nelle scuole ai giovanissimi significa portare attenzione non solo sul “male di internet” ma richiamare a tutto tondo un discorso ormai tralasciato sulla sana sessualità e il rispetto dell’altro».

La presidente della commissione Cultura Anna Maria Mattioli

Lo scambio di foto o video a sfondo sessuale tra le coppie di ogni età, ma soprattutto tra i giovani è una pratica molto in uso, ed è proprio Save The Children ad affermare che lo scambio di messaggi sessualmente espliciti è un fenomeno comune tra gli adolescenti alle prime esperienze affettive.

«Il principio fondamentale però – sottolinea la consigliera – è che non sia mai possibile imputare la colpa alla vittima. È importante quindi che la parola “revenge porn” inizi a risuonare familiare un po’ in tutte le fasce di età, così da evitare pericolosissimi fenomeni di normalizzazione di questo dramma sociale. Basti pensare alla facilità di come una donna venga additata, bollata e derisa dopo la diffusione di un suo video sessualmente esplicito; abbiamo assistito recentemente, ad episodi drammatici che hanno indotto la vittima anche al suicidio».

Mattioli chiude: «Denunciare è un atto di coraggio, è fondamentale rivolgersi alle autorità con la massima tempestività, carabinieri, polizia, Procura della Repubblica, Garante Privacy o ai centri antiviolenza presenti sul territorio, come quello pesarese “Parla con noi” che prende in carico le denunce indicando la giusta strada da intraprendere a tutela delle vittime, anche con l’aiuto delle volontarie dell’Associazione “Pesaro Donna”. Serve la cultura del rispetto».

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