Pesaro

Pesaro, tre docenti sospesi e senza paga perché non vaccinati. Ricorso vinto

L’avvocatessa Pia Perricci ha portato avanti il caso di tre insegnanti sospesi pur essendo in malattia. «Il tribunale ha stabilito che il ministero dovrà pagare i mesi non retribuiti»

PESARO – Docenti sospesi e senza paga perché non vaccinati, il tribunale ha accolto tre ricorsi. E il Ministero gli dovrà pagare anche gli stipendi persi. Respinto un quarto caso, il prof voleva insegnare senza essere vaccinato.
A renderlo noto è l’avvocatessa Pia Perricci che ha portato avanti la battaglia. I tre docenti pesaresi di scuole elementari e medie erano in malattia. Non stavano lavorando, ma non avevano comunque intenzione di vaccinarsi, come stabilito dal Ministero della Salute per poter svolgere l’attività. Motivo per cui erano stati sospesi dagli istituti scolastici.
I tre hanno fatto ricorso tramite l’avvocatessa Pia Perricci e il giudice ha stabilito che il ministero dovrà “riconoscere l’indennità dovuta nei periodi di congedo coincidenti con la sospensione del rapporto di lavoro disposta in ragione dell’inadempimento dell’obbligo vaccinale”.
Per l’avvocatessa Perricci «una sentenza importante, che potrebbe essere un apripista per tanti altri casi. Al momento ne ho ancora una trentina pendenti. Sono soddisfatta del risultato anche se ritengo che l’obbligo vaccinale così come imposto a tutti i lavoratori, sia del tutto illegittimo. Punto cardine della Repubblica italiana è l’articolo 1 della costituzione dove si afferma che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Il lavoro è dignità per l’essere umano. Non si può vivere senza lavoro, e non si può vivere senza retribuzione».

L’avvocatessa Pia Perricci

Perricci chiude: «Si è assistito in Italia ad un’applicazione della normativa molto disomogenea. In questi tre casi si trattava di docenti che erano in infortunio, malattia e/o congedo e nonostante questo, gli stessi sono stati sospesi con privazione dello stipendio. Abbiamo cercato un colloquio con le amministrazioni ma non c’è stata disponibilità all’ascolto. La norma infatti prevedeva che per lo svolgimento dell’attività vi fosse l’obbligo vaccinale e pertanto per logica, chi non svolgeva alcuna attività lavorativa in quanto in malattia, in congedo, oppure in infortunio non poteva e non doveva essere sottoposto ad obbligo vaccinale. Credo che sia proprio questo il punto che il giudice ha valutato a nostro favore. È stata una dura battaglia sul campo sia da un punto di vista giuridico, sia da un punto di vista pratico e morale. Vi sarebbe dovuta essere una semplice libertà di scelta».

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