Pesaro

Pesaro, rapinarono una coppia del Patek Philippe da 40 mila euro, oltre 11 anni di condanne complessive per i tre

A processo tre napoletani già noti alla giustizia, uno di loro già condannato per una rapina alla giornalista Cesara Buonamici

Il tribunale di Pesaro

PESARO – Botte alla coppia davanti al cancello della villa per strappargli il Patek Philippe, condannati i tre rapinatori. Il fatto risale all’agosto del 2020.

L’indagine dei Carabinieri della Compagnia di Pesaro con la collaborazione del R.I.S. Carabinieri di Roma e dell’Arma di Napoli, ha portato i Carabinieri sulle tracce di appartenenti a gruppi criminali campani coinvolti in rapine di orologi di lusso, è nata nell’estate del 2020. Tra gli arrestati uno si trovava già ai domiciliati nel territorio campano poiché indagato per analoga rapina commessa nell’aprile del 2021 a Firenze in danno di una famosa giornalista Mediaset, Cesara Buonamici.

I fatti sono avvenuti a Pesaro durante una notte del mese di agosto 2020, quando un imprenditore del luogo e la moglie sono stati aggrediti, minacciati e violentemente malmenati davanti al cancello della loro villa dai tre uomini, di 44, 34 e 44 anni, tutti napoletani, per poi vedersi sottrarre, dal polso dell’uomo, un orologio Patek Philippe del valore di ben 40.000 euro.

Le indagini dei Carabinieri della Stazione di Borgo Santa Maria e del Nucleo Operativo della Compagnia di Pesaro hanno dimostrato che l’aggressione non era stata casuale. Quell’orologio era già saltato agli occhi dei rapinatori in un ristorante di Riccione, dove l’uomo aveva cenato con alcuni amici e dove era stato a sua insaputa costantemente osservato dagli esperti componenti del gruppo criminale. I malviventi avevano poi deciso di attendere che l’imprenditore pesarese terminasse la serata per poi pedinarlo fino a casa, in attesa del momento più propizio per colpire.

Sin dall’inizio è apparso chiaro come i responsabili della rapina fossero professionisti del crimine che avevano preso ogni precauzione, al fine d’impedire alle Forze dell’Ordine di risalire alla loro identità. Infatti, il gruppo campano aveva a lungo soggiornato sul litorale romagnolo e marchigiano utilizzando documenti falsi, schede telefoniche intestate a persone inesistenti e auto noleggiate o esportate verso altri paesi dopo il colpo.

Ciò nonostante, grazie a mirate e approfondite indagini e all’esame di tutti i sistemi di videosorveglianza presenti nel tragitto compiuto dai malviventi durante la loro permanenza nel litorale adriatico, i Carabinieri sono riusciti a raccogliere indizi a carico dei tre arrestati, sospettati di aver commesso la rapina in danno dell’imprenditore pesarese.

Non solo, sul luogo dell’aggressione un accurato sopralluogo dei Carabinieri aveva consentito di rinvenire, tra i cespugli, un braccialetto ed un cappellino indossati da uno dei rapinatori durante la rapina. Conferma dell’affidabilità della pista seguita dai Carabinieri è giunta dagli accertamenti eseguiti dalla Sezione Biologia del R.I.S. dei Carabinieri di Roma, all’esito dei quali è stata confermata la corrispondenza del profilo genetico di uno degli indagati con quello ritrovato nel cappellino.

L. M., difeso dall’avvocato Fabio Segreti, è stato condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione (il pm aveva chiesto Anni 4 mesi 5 giorni 10 di reclusione); G. G, difeso dall’avvocato Luigi Poziello, è stato condannato a 3 anni e 6 mesi mesi (il PM aveva chiesto Anni 5 di reclusione + 2 anni della misura di sicurezza della colonia agricola). Infine L. M. difeso dall’avvocato Giuseppe Perfetto, condannato a 4 anni mesi e 4 di reclusione (il pm aveva chiesto 6 anni di reclusione).

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