Pesaro

Pesaro, picchiato perchè omosessuale: Arcigay, Gens Nova e Anpi non ammesse come parti civili al processo

«Siamo delusi per la decisione del Tribunale di non riconoscere l'aggravante omofobica». Il ragazzo, studente a Urbino e iscritto all'associazione, è stato attaccato verbalmente e fisicamente nei pressi della discoteca Il Colosseo di Montecchio nell'ottobre 2019

La bandiera Lgbt a Pesaro in Baia Flaminia

PESARO – Ragazzo picchiato davanti alla discoteca perchè gay, le associazioni non vengono ammesse come parti civili al processo. Ed è polemica. I fatti erano avvenuto nell’ottobre 2019 e tre ragazzi sono finiti a processo per atti persecutori e lesioni personali aggravate in concorso. 

Si tratta di un 19enne albanese, operaio, pregiudicato, un 26enne di origini napoletane, studente, pregiudicato e una ragazza di Cattolica, studentessa di 26 anni. Sono tutti residenti a Vallefoglia. Arcigay Agorà Pesaro-Urbino esprime tutta la sua «delusione riguardo la decisione del Tribunale di Pesaro di non riconoscere l’aggravante omofobica nel reato commesso contro un proprio iscritto, studente a Urbino, attaccato verbalmente e fisicamente nei pressi della discoteca Il Colosseo di Montecchio nell’ottobre 2019. È evidente dagli atti che gli aggressori non conoscevano la vittima, vittima che hanno attaccato solo perchè riconosciuta come gay. Come è possibile non vedere l’aggravante di omofobia qui? È stata persino respinta la nostra richiesta, assieme a quelle di ANPI e Gens Nova, di costituzione di parte civile. Il giudice non riconosce quale danno materiale avremmo subito. Partiamo dal presupposto che il danno lo si dimostra in corso di processo e non prima. Ribadiamo che se si attacca una persona perché fa parte di una minoranza, in questo caso quella LGBT+, proprio perchè fa parte di suddetta minoranza, l’attacco non è solo personale ma riguarda la comunità LGBT+ tutta dunque pure noi di Arcigay. Provocatoriamente invito la comunità LGBT+ di Pesaro e Urbino, come Presidente di Arcigay Pesaro Urbino, a farsi picchiare in Provincia di Rimini dove le aggravanti omofobiche vengono riconosciute in processi simili. Ci riserviamo il diritto di eventuali ricorsi con i nostri avvocati e continueremo a sostenere tutte le vittime di omolesbobitransfobia come abbiamo sempre fatto».

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