Pesaro

Pesaro, nuovo statuto per la Fondazione Pescheria, ma l’opposizione ha dubbi di trasparenza

Ora il centro arti visive potrà occuparsi anche della sinagoga e altre collezioni. Il centrodestra: «Minor controllo del consiglio»

L'interno della Pescheria

PESARO – Nasce la super fondazione Pescheria. Ma la modifica allo statuto spaventa l’opposizione che parla di minor controllo da parte del Consiglio Comunale.

Approvata con 22 voti favorevoli e 8 contrari la delibera presentata dal vicesindaco e assessore alla Bellezza Daniele Vimini sugli “Indirizzi per la modifica dello Statuto della Fondazione Pescheria-Centro Arti Visive”. Le modifiche statutarie proposte – che la Fondazione «ha sottoposto al Comune di Pesaro, suo socio unico» – fanno riferimento a 3 ambiti.

Il primo è la mission: «L’ente, ad oggi, si occupa esclusivamente di ospitare eventi d’arte contemporanea e di dialogare, per realizzarli, con altri ambiti museali». La modifica consente alla Fondazione di «ampliare la sua azione rivolgendosi ad altri settori dell’arte» (come la gestione degli spazi della sinagoga, del museo della bicicletta, delle moto, e altri collezioni etc).

Il secondo è la governance. Confermati i componenti del Cda (da 3 a 5 massimo), organo a cui si aggiungono, con la modifica al regolamento, due nuove figure: quella di direttore tecnico amministrativo e quella di direttore artistico. Le modifiche fanno riferimento anche a un comitato scientifico che possa comprendere attori trasversali ad altri ambiti artistici e d’espressione».

Le modifiche prevedono infine la possibilità, per la Fondazione, di dotarsi di personale proprio secondo le disponibilità e necessità delle sue iniziative. 

La modifica ha avuto reazioni avverse. Dario Andreolli, Lega: «Siamo davanti a qualcosa di nuovo, una partecipata in house della cultura». L’obiezione: «Con la modifica allo statuto, la Fondazione Pescheria ricoprirebbe un ruolo simile a quello dell’assessorato. Il rischio è di declassare il ruolo del Consiglio comunale». 

Giulia Marchionni, Prima c’è Pesaro: «Parliamo di una Fondazione alla quale sono sempre stati garantiti fondi per fare attività in città. Come consiglio vorremmo continuare a dire la nostra. Sono operazioni soggette a trasparenze, ma che spaventano perché hanno minor controllo rispetto all’ente pubblico. Non è un restyling, ma un nuovo soggetto giuridico con funzioni e compiti diversi».  

Per Chiara Panicali, Pd, «Le modifiche sono un’ottima opportunità per ampliare la progettualità in ambito artistico e culturale. Una Fondazione sana, attiva e propositiva, che cerca di essere il più autonoma possibile e avere dialogo con enti a 360°, nell’ottica di Capitale della Cultura». 

Camilla Murgia, Una città in Comune: «La Fondazione persegue degli obiettivi di progettazione che permettono anche di intercettare fondi. Mi dispiace che l’opposizione si senta spaventata dalla mancanza di trasparenza, al contrario penso che sia una possibilità di incrementare le azioni che questo Comune fa: significa progettare insieme».

Lorenzo Lugli, Movimento 5 Stelle: «Favorevole ad una gestione manageriale dei luoghi della cultura, apre una serie di possibilità. Abbiamo davanti un calendario molto fitto di impegni, per questo servono strutture a ambienti agili». 

Sul tema è intervenuto anche Michele Redaelli (Forza Italia) che, tramite un emendamento (ammesso nonostante il parere tecnico negativo ma respinto con 19 contrari e 12 favorevoli) ha chiesto «che due dei componenti del CdA della Fondazione siano votati dal Consiglio comunale con un processo di condivisione».  

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