Pesaro

Pesaro, La Voce del Miralfiore: «Non siamo fondamentalisti, lo spaccio non si combatte coi tagli del verde»

Ancora polemiche dopo il programma del Comune di ripulire il sottobosco. «L'assessore sembra lo sceriffo»

Il sit in al Miralfiore

PESARO – Parco Miralfiore, l’associazione ambientalista replica all’assessore Enzo Belloni sul tema dei tagli della vegetazione: «I difensori del parco non sono “fondamentalisti”, ma amici della città e dei suoi ambienti naturali».

L’assessore Belloni ha detto di voler liberare il parco dallo spaccio e per farlo è necessario ripulire il sottobosco, luogo dove si concentrano i pusher.

La voce del Miralfiore commenta: «L’assessore non ammette la minima discussione delle sue scelte. Più precisamente, non sembra contemplare che il contributo da parte della società civile possa indurlo a ripensamenti, neanche minimi. L’assessore al verde pubblico, ahimè, sembra proprio lo “sceriffo in città”. Ci è dispiaciuto leggere le sue parole odierne, che definiscono “fondamentalisti” i cittadini per l’ambiente, quelli che si sacrificano come volontari per ripulire spiagge, scogliere, sponde fluviali e parchi, a beneficio di tutti. Quelli che percorrono i luoghi naturali della nostra città per vigilare sulla loro salute. Fra di loro ci sono biologi, naturalisti, tecnici degli spazi verdi e del paesaggio, esperti in scienze forestali e ambientali, architetti green».

Per Lvm «Una rete di amici e consulenti di cui il Comune, che possiede spazi naturali così complessi e fragili, potrebbe avvalersi. Invece no: è politica del “sotuttoio”, del “facciocomemipare”. Parco Miralfiore merita un’attenzione speciale e non decisioni invasive, che possono solo violentare i suoi equilibri vulnerabili. Si tratta un ambiente naturale tanto ricco quanto delicato. Un ambiente sui cui prati, da secoli, crescono particolari piante officinali e nettarifere, orchidee e fiori rari. Il bosco igrofilo costituisce parte di un bioma raro, in cui la vita si svolge secondo cicli antichi».

Ecco il punto: «In tutto questo, il sottobosco, che oggi viene potato come si trattasse di “erbacce”, è il custode del parco. Lì si svolgono i microcicli naturali che si riflettono poi su tutto l’ambiente. Incrudelirsi sul sottobosco significa togliere salute al parco, così come piantumare senza criterio.

Per combattere lo spaccio vi sono altri metodi, che conoscono bene il prefetto, il questore e il comandante della polizia municipale. Serve tecnologia usata con senso strategico; servono indagini minuziose; serve un pattugliamento imprevedibile e ben studiato, che consideri anche le modalità in cui si fa girare il denaro “sporco”; servono campagne sui pericoli della droga (ma come si fa a fidarsi ad assumere una sostanza acquistata presso una manovalanza mafiosa?), di informazione nelle scuole, sui media e presso la cittadinanza: cose che non si vedono più».

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