Pesaro

Pesaro, documenti falsi per aprire conti correnti: due arresti

I carabinieri hanno portato in carcere due 50enni per i reati di truffa, sostituzione di persona e documenti falsi. Obiettivo: richiedere prestiti

I carabinieri e i documenti sequestrati

PESARO – Carta d’identità e altri documenti falsi per aprire un conto corrente. Obiettivo, richiedere dei prestiti. Due persone, che già avevano tentato l’operazione in altre città, sono state arrestate.

Il fatto risale all’11 dicembre quando i militari vengono allertati da un funzionario della banca Bnl di Montecchio circa due persone sospette.
Si tratta di M. P., 51 anni residente a Rimini e D. A., 50 anni senza fissa dimora. I carabinieri sono arrivati sul posto e hanno chiesto le generalità ai due.

Uno ha mostrato dei documenti veri, l’altro aveva una carta di identità con dati falsi. Avuto il sospetto, i militari hanno proceduto con degli approfondimenti e hanno notato che la firma del funzionario che avrebbe dovuto vidimare la carta di identità era fittizia. Così è scattata una perquisizione. Addosso avevano carte di identità, tessere sanitarie, bancomat, carte prepagate e ricaricabili ma anche lettere di assunzione false. Non solo, uno dei due aveva persino la carta di identità con la sua foto ma i dati di un cittadino albanese.

Il materiale sequestrato

Le perquisizioni sono state estese anche alle loro abitazioni e in particolare alla casa della madre di uno dei due. Qui sono stati trovati altri documenti ed è stato contattato l’albanese che ha riferito di aver ricevuto della documentazione bancaria di cui non riusciva a capacitarsi e soprattutto la richiesta di un prestito da 8000 euro.

I carabinieri hanno arrestato i due per i reati di possesso di documenti falsi validi per l’espatrio, sostituzione di persona, tentata truffa e truffa. I due avevano una serie di precedenti legati proprio a reati contro il patrimonio e raggiri.

I militari hanno portato tutti gli elementi in tribunale e il giudice ha convalidato l’arresto e ha confermato la custodia cautelare in carcere. L’indagine non è affatto chiusa perché per gli inquirenti i due potrebbero far parte di una più ampia organizzazione legata all’apertura di conti correnti e truffe.

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