Pesaro

Pesaro, sono 2.385 le attività sospese dal Dpcm con 9.000 lavoratori coinvolti. E c’è chi non avrà indennizzi

Secondo un calcolo della Cna 310 tra pizzerie al taglio e take away non potranno avere aiuti dal Decreto Ristori

PESARO – Attività escluse dai benefici del Dl Ristori, sono più di 300 a Pesaro. E quelle sospese sono oltre 2000. Cresce il malcontento tanto che ristoratori, baristi, gestori di palestre e locali sono pronti a tornare in piazza il 2 novembre alle 18,30 per far sentire la loro voce.

Secondo la Camera di Commercio sono 2385 le attività sospese in provincia di Pesaro Urbino (con 9345 addetti coinvolti).

Le attività che rimarranno escluse dai benefici del Decreto ristori in provincia di Pesaro e Urbino sono state calcolate dalla Cna sulla base dei codici Ateco contenuti nell’ultimo Dpcm.

Nel settore delle pizzerie al taglio, take away, friggitorie, rosticcerie e tutte le attività che per il consumo non dispongono di posti a sedere, le attività che non potranno godere dei ristori previsti sono 297. Altre 13 sono invece attività comprese tra catering e mense escluse dal bonus.

Sono ammessi a contributo invece 757 tra ristoranti, fast food; pizzerie, rosticcerie con posti a sedere. Altre 25 attività tra birrerie, pub ed enoteche con cucina e posti a sedere.

E ancora 132 tra gelaterie, pasticcerie, 15 attività di fornitura per catering, banchetti, matrimoni. E infine ammessi anche 884 tra Bar, pub, caffetterie e birrerie con somministrazione di bevande per il consumo immediato (ma con tavoli), e senza il servizio cucina.

Insomma più di 300 non potranno dunque accedere ai contributi previsti.

Ma la battaglia per Cna non finisce qui. «Le imprese del settore della ristorazione che sono state inspiegabilmente escluse dagli indennizzi previsti con il Decreto ristori dovranno essere riammesse. Risultano escluse tutte le imprese che svolgono l’attività senza somministrazione, in pratica tutto l’artigianato della ristorazione: pizzerie a taglio, gastronomie, rosticcerie, piadinerie, gelaterie non sono ammesse ai contributi nonostante stiano accusando da tempo vistosi cali di fatturato».

Per questo Cna ribadisce che tali attività devono essere assolutamente comprese nel comparto della ristorazione quando si parla di indennizzi, anche perché sono sempre inserite nei provvedimenti e nelle disposizioni in materia di obblighi e norme di sicurezza.

La categoria confida che l’esclusione dal Decreto sia una banale – ma gravissima svista – e che l’esecutivo porrà rimedio con tempestività.

Il provvedimento consente, infatti, ai Ministri dell’Economia e dello Sviluppo Economico di estendere la platea dei beneficiari in qualsiasi momento.

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