Pesaro

Pesaro, 16 appartamenti popolari al complesso delle “zoccolette”. Il Comitato: «Vigileremo»

I cittadini chiedono che venga mantenuta aperta la corte del conservatorio come luogo storico di pregio

La visita al complesso delle Zoccolette

PESARO – I lavori al Complesso della Misericordia prenderanno il via nel 2024, quando Pesaro celebrerà il riconoscimento ministeriale di “Capitale della Cultura”.

Il Comitato per la Salvaguardia del Complesso della Misericordia e il Comitato “Pesaro città d’arte e cultura”, che proprio grazie all’azione a difesa delle “Zoccolette” si sono uniti in una sola organizzazione per la tutela del nostro patrimonio di beni culturali, accolgono con sollievo la notizia, ma non hanno ancora sciolto le loro riserve.

«L’azione del Comitato è iniziata in seguito all’accordo di compravendita fra il Comune e la Regione, finalizzato a trasformare il Complesso in edilizia popolare. Nei progetti, l’architettura veniva presentata come “ex orfanotrofio” risalente a dopo il 1770. Una definizione generica che si prestava all’abbattimento totale o parziale, salvo qualche vincolo posto dalla Soprintendenza, specie sul tempio. Come immobile storico di pregio, invece, sarebbe stato preferibile non destinarlo all’edilizia civile. Non appena abbiamo appreso del progetto, abbiamo trasmesso un appello urgente al Ministero dei beni culturali, alla Soprintendenza delle Marche, all’Unesco e ad altre istituzioni, illustrando il valore storico e architettonico del bene monumentale e la sua indivisibilità».

Nel contempo, è stato completato uno studio iniziato nel “lontano” 2008, in cui viene dimostrato al di là di ogni dubbio che il Complesso della Misericordia, concepito come un unicum, fu progettato dal grande architetto Giannandrea Lazzarini, che si occupò della chiesa, e dal suo allievo Tommaso Bicciaglia, che curò il conservatorio (orfanotrofio).

«Se sappiamo tutti che il Lazzarini fu uno dei più importanti architetti del XVIII secolo, il Bicciaglia fu suo degno allievo, autore fra l’altro di Palazzo Perticari, della ristrutturazione di Palazzo Montani Antaldi, del progetto della Chiesa di Santa Maria delle Fabbrecce, a pochi chilometri da Pesaro. Dopo aver presa visione del nostro documento, la Soprintendenza è intervenuta e in seguito a uno scambio di comunicazioni, il 24 marzo 2022 il Comitato, con Pierpaolo Loffreda, Fabio Patronelli e me, ha incontrato, all’interno del Conservatorio delle “Zoccolette”, i referenti della Regione, del Comune, dell’Erap e della Soprintendenza.

Ci è stato sottoposto un nuovo progetto che prevedeva il restauro architettonico della chiesa e del conservatorio, che si presentano completi in ogni parte esterna. Quindi la rimozione di murature aggiunte in tempi recenti e la realizzazione di 14 appartamenti di pregio al primo piano, mentre il piano terra, in precedenza destinato a trasformarsi in magazzini e negozi, sarebbe stato destinato a uffici con funzioni culturali e sociali, senza alcuna apertura sulla strada, ma solo nella corte interna».

Il comitato ribadisce «la necessità di eseguire i lavori di restauro architettonico a un livello di eccellenza, trattandosi di un complesso di altissimo pregio. Il numero degli appartamenti è salito da 14 a 16. Poco male, se questo cambiamento non intaccherà l’estetica dell’architettura. Il Comitato ha chiesto inoltre che la corte del conservatorio, progettata dal Bicciaglia – con quel muro sottile come una velina, per offrire alle orfane la sensazione di non essere “internate”, ma “ospitate” – venga mantenuta aperta, perché è un luogo di memoria, oltre che un pezzo di storia pesarese.

In quell’area centinaia di giovanissime donne in condizioni di povertà hanno sofferto una condizione caratterizzata da discriminazione e coercizione (il loro destino era quello di prendere i voti o di “essere prese in moglie” da qualche pesarese benestante). Abbiamo proposto di realizzare nella corte aiuole e, magari, di installarvi un monumento dedicato alla donna e al ruolo doloroso che ha speso dovuto svolgere nella storia. L’artista messicana Elina Chauvet, da noi contattata, si è resa disponibile a collaborare al progetto. La Chauvet è celebre in tutto il mondo per aver inventato uno dei simboli universali della lotta alla violenza di genere: le installazioni con le “scarpe rosse”.

Alla Regione, all’Erap e alla Soprintendenza il Comitato chiede inoltre di poter accedere nel cantiere per seguire i lavori di restauro fino a completamento».

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