Pesaro

Pesaro, 15 milioni per il recupero del San Benedetto a edilizia residenziale. Da definire il resto del palazzo

Il progetto del Comune prevede il recupero di una parte del complesso dell'ex manicomio. Il consigliere Biancani: «Fondi dal bando Qualità dell'abitare, ora Regione, Comune e Asur devono stanziare le risorse per il recupero complessivo»

L'esterno dell'ex ospedale psichiatrico San Benedetto

PESARO – Il Comune di Pesaro si è aggiudicato 15 milioni di fondi statali per il recupero del San Benedetto, grazie al progetto che aveva presentato, in accordo con la Regione, per il bando sulla qualità dell’abitare. Il progetto del Comune prevede il recupero di una parte del complesso dell’ex manicomio, più precisamente quella che affaccia sul Corso XI Settembre, da destinare ad edilizia residenziale pubblica.

Il consigliere regionale Andrea Biancani sottolinea: «Negli ultimi mesi abbiamo lavorato affinché per recuperare il San Benedetto si tentassero quante più strade possibili e sono quindi contento che una di queste strade intraprese stia dando i suoi frutti. Il fatto che il progetto per l’edilizia residenziale pubblica sia stato finanziato dallo Stato è una buona notizia per tutta la città, ma prima che si vedano i primi interventi concreti occorrerà un lungo lavoro di progettazione e raccordo tra i vari enti coinvolti».

Resta da capire che ne sarà della parte retrostante. Biancani infatti precisa: «Il Comune oltre a realizzare le varianti urbanistiche necessarie dovrà anche presentare il progetto definitivo del recupero dell’area interessata dal bando ovvero il complesso principale sul Corso. Per farlo però dovrà essere chiaro che cosa Asur, proprietaria del bene, intende effettivamente realizzare nella parte retrostante, dove secondo il protocollo d’intesa dovrebbe realizzare i suoi uffici.

Il recupero della parte affidata ad Asur riguarda circa 6000 mq, quella che sarà recuperata dal Comune circa 5000. Questo vuol dire che Asur dovrà attivarsi fin da subito per prevedere uno stanziamento complessivo di almeno 15 milioni per ristrutturare la sua parte di edificio, ed essendo l’ente un’azienda regionale sarà fondamentale anche la volontà della Regione Marche di procedere in tale direzione.

Le prima risorse arriveranno grazie ai 15 milioni vinti dal Comune che, come da accordi, dovrà acquistare da Asur la parte del San Benedetto su cui realizzerà gli interventi di riqualificazione. Probabilmente si tratterà di circa 2 milioni di euro e quindi mi auguro che la Giunta regionale si attivi subito insieme all’Asur per trovare le altre risorse necessarie.

A fronte di queste complessità a mio avviso è importante mettere, quanto prima, tutti i soggetti coinvolti attorno ad un tavolo per concordare tempistiche e responsabilità dei vari passaggi ed interventi necessari non solo al progetto del bando per la qualità dell’abitare, che riguarda la parte su Corso XI Settembre, ma per il recupero dell’intero complesso.

Questo perchè per definire il progetto finale dell’intervento comunale è importante sapere esattamente cosa Asur realizzerà nelle sue parti e con che tempistiche. Se, infatti, ho sempre ritenuto che un intervento di recupero in più fasi fosse la soluzione più realistica per il San Benedetto, è tuttavia importante che queste fasi siano definite fin dall’inizio, sia come contenuto che come tempistiche. Per questo, ora che il Comune ha le risorse e un progetto per una parte importante dello stabile, serve capire le concrete intenzioni di Asur e Regione.

Il San Benedetto è anche inserito tra i progetti regionali di recupero e rigenerazione urbana in chiave culturale della Regione. Questo dovrebbe permettere a Comune e Regione di reperire anche le risorse necessarie a recuperare l’area dell’ex lavanderie che il protocollo prevede siano cedute da Asur al Comune proprio per destinarle a spazi culturali.

Nel tavolo di coordinamento, che spero parta il prima possibile, sarebbe importante capire se anche all’interno delle area che recupereranno Comune e Asur per edilizia residenziale pubblica e uffici ci siano ulteriori spazi, in particolare al piano terra, oltre a quelli dell’ex lavanderia, da destinare a fini culturali.

Se non ci sarà un adeguato coordinamento tra i tre enti il rischio è che gli interventi di recupero delle varie parti non siano coordinati con il risultato di avere parti rinnovate a fianco di parti ancora decadenti e destinazioni e funzioni degli spazi recuperati dai diversi enti non integrate tra loro».

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