Pesaro

Ospedale nuovo di Pesaro, le voci dalla mobilitazione: «Sono 33 anni che se ne parla»

La dottoressa Catalano imputa respondabilità alla Regione. Poi i rappresentati di Fano, Vallefoglia, Isola del Piano

Il sindaco Matteo Ricci

PESARO – Ospedale nuovo, le voci dal presidio a Muraglia. Sabato il sindaco Matteo Ricci ha promesso le barricate pur di aver il nosocomio azzerato dalla nuova Giunta Regionale con una risoluzione. Al presidio anche altri rappresentanti delle istituzioni, pronti a sostenere la battaglia.

L’ospedale nuovo costa circa 240milioni. Lo Stato, attraverso fondi CIPE, ha messo 104milioni, la Regione ne ha aggiunti 16, per un totale di 120milioni pronti a partire. Il resto, viene realizzato con il meccanismo del project: coloro che realizzano l’ospedale recuperano la differenza (120milioni circa ndr) con le risorse della gestione dell’ospedale dei prossimi anni.

Ricci ha detto che «Se questo project non piace si può cambiare, i soldi ci sono sia per le aree interne che per nuovi ospedali. Non dimentichiamoci che c’è tutta la partita del Recovery da giocare insieme».

Al fianco del sindaco Ricci, l’assessore ai Servizi Sociali di Fano Tinti, l’ex primario si oncologia Giuseppina Catalano, il presidente della Provincia Paolini, il sindaco di Vallefoglia Ucchielli e di Gradara Gasperi.

La dottoressa Giuseppina Catalano ha sottolineato la «fatica morale, l’amarezza e la stanchezza nell’essere qui oggi» a partecipare a un presidio a favore dell’ospedale nuovo. Catalano ha aggiunto che «è 33 anni che sento parlare di ospedale nuovo. Ancora siamo qui e la Regione ha le sue responsabilità». Per poi continuare: «C’è qualcuno che vuole male a questo territorio, noi non lo permettiamo. Dobbiamo insorgere a difesa di questa struttura che altro non è che il semplice diritto ad avere la sanità possibile nel terzo millennio. Ne abbiamo bisogno» perché l’ospedale San Salvatore è «come il vecchio telefono di Meucci che più di quello per cui è stato pensato non può fare».

Dimitri Tinti, assessore alla Sanità del Comune di Fano: «Il diritto della salute, sancito dall’articolo 32 della Costituzione, di cui molti si riempiono la bocca non è garantito se dobbiamo spendere 40-50 milioni fuori dal nostro territorio. Un ospedale di eccellenza di secondo livello, moderno, efficiente, serve. È necessario in un’ottica di sistema provinciale in cui sia garantita e rafforzata anche la rete di sistema che comprenda l’intero territorio. I presidi di Fano e Pesaro hanno già fatto un percorso di integrazione in questi anni. Percorso che oggi non può rimanere in un guado». Un buon amministratore, ha concluso Tinti «se toglie risorse deve dire dove le vuole mettere e cosa vuole farci. Qui si tolgono solo opportunità».

Palmiro Ucchielli, sindaco di Vallefoglia, ha sottolineato che «quando si è in una fase così drammatica in cui siamo costretti a rinunciare quasi a tutto, c’è bisogno di coesione istituzionale e politica, al di là delle appartenenze: se una cosa serve al territorio si fa, perché serve a tutti». «Questa è una fase in cui se si ha la capacità di tenere relazioni istituzionali corrette, si riescono a distribuire nell’interesse del cittadino una grande quantità di risorse, che stanno arrivando nei territori dall’Europa, e che probabilmente non avremmo più». «E poi, permettetemelo: cosa c’è di alternativo? Qui c’è un progetto, è in appalto. Rinuncio a quel progetto per che cosa?». Ucchielli ha concluso con un «accorato appello istituzionale: ripensateci è meglio per tutti, anche per la giunta regionale».

Giuseppe Paolini, presidente della Provincia di Pesaro e Urbino che ha parlato in veste di «sindaco di Isola del Piano, di un’area interna. Sapere che c’è un ospedale a Pesaro nuovo che funziona a me fa star tranquillo. Siano consapevoli e coscienti che stanno parlando della salute dei cittadini della nostra provincia e che senza la provincia di Pesaro e Urbino non si governa» ha continuato Paolini rivolgendosi alla Giunta regionale per poi concludere: «Saremo qui insieme a tutti i sindaci del territorio a presidiare e a mantenere viva la speranza che possa nascere una struttura nuova, efficiente, che consenta di stare tranquilli anche agli abitanti delle aree interni».

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