Pesaro

Nuovo codice appalti, Lograno: (Fillea Cgil Pesaro): «Tanto potere nelle mani di pochi»

Il sindacalista critica gli affidamenti diretti fino a 5 milioni e i subappalti. «Avremo lavoro nero e poca sicurezza, chiediamo incontro ai sindaci»

PESARO – Nuovo Codice degli appalti, le preoccupazioni della Cgil sui subappalti e il lavoro nero.

Sulla riforma interviene Giuseppe Lograno, segretario generale della Fillea Cgil Pesaro e Urbino.

«Probabilmente, chi pensa che il subappalto ‘a cascata’, una delle modifiche inserite nel Codice degli appalti pubblici, non pregiudicherà le condizioni dei lavoratori, non farà aumentare le ore di lavoro ‘non dichiarate’, non farà aumentare il rischio di incidenti, non metterà in condizioni le aziende di risparmiare sui materiali utilizzati, non ha mai messo piede in un cantiere edile».

«È certo che, se ogni appaltatore deve guadagnare sull’appalto – continua – chiunque realizzi il lavoro dovrà farlo ad un prezzo così basso da pregiudicarne la regolarità: la sicurezza sarebbe solo un costo da ridurre, la formazione non servirebbe affatto, il contratto edile costerebbe troppo e si cercherà di applicare un contratto nazionale meno costoso registrando meno ore di lavoro di quelle reali. Questa situazione, o situazioni simili, pongono un problema che sia i committenti pubblici che le parti sociali, non possono sottovalutare. Anzi, dobbiamo pensare a come migliorare le condizioni di chi lavora nel settore in cui si registrano più infortuni mortali, pensare a come si costruiscono le opere pubbliche che poi utilizziamo come cittadini e che vorremo tutti essere costruite a regola d’arte, con materiali di qualità. Non può andarci tutto bene in nome della semplificazione».

Per Lograno «aumentare ad oltre 5.000.000 di euro il tetto per gli affidamenti diretti dei lavori mette nelle mani di pochi un potere enorme. Chi decide e con quali idee? Secondo noi con queste modifiche si torna indietro di 30 anni. Qualcuno ha dimenticato ‘tangentopoli’? E la criminalità organizzata? Semplificare non vuol dire questo ma significa usare piattaforme tecnologiche innovative, aiutare le pubbliche amministrazioni anche dei Comuni più piccoli, trovare forme di supporto per agevolare i lavori pubblici necessari. Tutto questo si può fare cercando soluzioni condivise con le parti sociali (non è stato organizzato nessun confronto sul tema), soluzioni anche complesse nell’ottica, condivisa, di migliorare le normative senza però penalizzare le aziende corrette e i lavoratori.

Per queste ragioni vorremmo un confronto con i sindaci dei nostri Comuni, anche e soprattutto con quelli che non la pensano come noi, perché c’è bisogno di migliorare le nostre città, di innovarle, di renderle sempre più vicine alle esigenze di chi ci vive dando il giusto valore al lavoro: dalla progettazione alla realizzazione; non pensando solo a quante opere bisognerebbe iniziare, ma a come verrebbero costruite, a come verrebbero trattati i lavoratori e che le stesse si concludano nel rispetto dei tempi stabiliti».

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