Pesaro

Nuova questura di Pesaro, Frega (Silp Cgil): «Si faccia al Bramante»

Il segretario provinciale spiega con rabbia che «Tutto è caduto nel silenzio. L'edificio è di Cassa depositi e prestiti. Si tenti questa strada con il Demanio»

PESARO – Nuova Questura, il segretario del Silp Cgil Pierpaolo Frega torna ad accendere un faro sul caso.  Dopo il no all’Ex Intendenza di Finanza, Prefettura e Questura hanno bocciato i due terreni edificabili ipotizzati dal Comune. Uno alla Celletta l’altro in zona Vitri Frigo. Ora è tutto fermo. Compresi i 6,5 milioni che il Demanio avrebbe stanziato per ristrutturare il palazzo di via Zongo.

«Non sempre dovrebbe essere auspicabile rivolgersi a Report o al rimpianto Blu notte di Carlo Lucarelli per dirimere o comprendere i misteri italiani – spiega Frega -. Ma forse per capire meglio l’ennesimo silenzio tombale, sulla realizzazione della nuova questura, probabilmente chiederemo ausilio al giornalismo d’inchiesta. Finita nel peggiore dei modi l’illusione dell’ex intendenza di finanza, con la paventata riapparizione di parte della caserma del 28º Pavia e qualche altro scoop durato il battito di una farfalla, la cruda realtà parla di un futuro realizzativo, della nuova questura, totalmente in alto mare.

Chi scrive è 20 anni che si batte e scherzi pensionistici a parte tra 6 anni, tirerà i remi in barca; mi piacerebbe lasciare, uscendo dalla nuova struttura, fosse anche l’ultimo giorno di servizio, un segno. Che forse l’impegno, non solo mio, ma di tanti altri colleghi sindacalisti che in questi decenni si sono battuti, avrebbe potuto avuto un senso. Dubito che si realizzi, ma almeno auspico di vedermi pensionato davanti al cantiere con le braccia dietro la schiena. Digressioni ironiche a parte, offende, perché altre parole non si riescono a trovare, l’indifferenza, che a più livelli ci sia, su come dare dignità ai lavoratori in divisa, ma soprattutto quella di consegnare ai cittadini una struttura degna dei servizi che necessitano».

Frega non accetta il silenzio. «Francamente da poliziotto mi vergogno a vedere file di donne, con bambini al seguito, sotto ogni evento atmosferico, in Via Flacco, o accalcarsi dietro un gazebo di un ristorante in centro, nascosto alla vista, per ottenere un porto d’armi o un passaporto. Mi preoccupo da sindacalista delle condizioni di sicurezza degli uffici dove lavorano i colleghi, di come sia una struttura di fatto inaccessibile ai disabili, di come sia fatiscente la parte riservata al personale che usufruisce degli alloggi.

Ma nel silenzio generale si preferisce lasciar marcire l’ex colonia di villa marina e ci aggiungiamo l’ex complesso del Bramante, la cui speculazione edilizia, causa crisi sia andata in fumo. Ad esempio la proprietà di quest’ultimo edificio è di “cassa depositi e prestiti” è una spa controllata all’83% dal MEF, quindi dello stato. Siccome la realizzazione della questura imprescindibilmente deve essere fatta su beni preesistenti del demanio ci chiediamo: perché fra enti non ci si parli? Sarà interesse di entrambe gli istituti razionalizzare e valorizzare i beni e non lasciarli deperire. Tra le finalità del complesso Bramante, scorrendo il sito internet di cassa depositi e prestiti si cita: “Secondo lo strumento urbanistico vigente, la destinazione insediabili sono: servizi pubblici”, la Questura non lo è? Quindi i famosi 6,5mioni di euro messi a disposizione della ristrutturazione dell’ex intendenza di finanza, se non sono spariti, potrebbero tornare utili? A questi misteri vorremmo risposte».

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