Pesaro

Natale, monsignor Trasarti: «Costruiamo insieme il bene comune con gentilezza e pazienza»

In un Natale così particolare e difficile acquisiscono un significato ancora più importante gli auguri che il Vescovo ha voluto rivolgere alle comunità di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola

Mons. Armando Trasarti
Mons. Armando Trasarti

FANO – In un Natale così particolare e difficile acquisiscono un significato ancora più importante gli auguri che Monsignor Armando Trasarti ha voluto rivolgere alle comunità di Fano, Fossombrone, Cagli e Pergola. Non solo un messaggio di speranza ma un’esortazione affinché la pandemia diventi un’occasione per riscoprire il “Noi” a discapito del vacuo “Io”. Il Vescovo con le sue parole lancia un monito per fedeli e non, ricordando una volta di più che la fede va vissuta nel quotidiano e non relegata alle poche ore delle celebrazioni in Chiesa.

«Ciascuno di noi ha nel cuore il desiderio di realizzare qualcosa di bello e di buono per sé e per la realtà che lo circonda; se questo desiderio non si trasforma in sogno collettivo la nostra realtà non può cambiare. – Riferisce Mons. Trasarti – Mai come ora abbiamo bisogno di gettare il cuore oltre l’ostacolo, di guardare ad un orizzonte più ampio, e pensare a grandi ideali per ripartire con nuovo slancio nella costruzione di un bene comune. Il malessere sociale nel Paese è grande e comprensibile. Si scontrano due esigenze: salute ed economia. Se la priorità si dà alla salute (come è giusto) si compromette l’economia. Se la preferenza è data all’economia si mette a rischio la salute e la vita di migliaia di persone. Un intreccio perverso che lascia molti scontenti e vittime sul campo. Aggrava il tutto il fatto che il Paese ha perso la coesione sociale che aveva dimostrato nella prima ondata del virus».

Proprio l’individualismo sfrenato sembra essere il virus più pericoloso insieme al Covid-19: un’infezione che impazza già ancora prima dell’avvento del Coronavirus ma che ora fa sentire la sua morsa in maniera ancora più stringente. «Il dilagare dell’individualismo e la difficoltà di “pensare insieme” il futuro all’interno di orizzonti condivisi desta forti preoccupazioni soprattutto sul destino dei giovani, ai quali la vita sociale sembra non offrire prospettive e risposte alle domande fondamentali del vivere. Nessuno può salvarsi da sé o pretendere di avere in mano la soluzione per tutti i problemi: la sfida del futuro deve riguardarci e impegnarci insieme, coralmente, per il bene delle persone e della comunità. Siamo convinti, infatti, che la città possa essere ancora un luogo di relazioni significative, che incarnano la molteplicità di identità e culture presenti».

«Carissimi… il Natale ritorna – prosegue il Vescovo- Il suo ritorno annuale può anche generare noia e fastidio se ciò che si ripete manca di senso, non accende un certo stupore, non apre alla speranza, come può ancora essere motivo di meraviglia, di certezza perché da sempre pensati e amati da un Dio che per questo amore si dà tutto per noi. Siamo così sicuri che anche nelle nostre città gli aspetti ritenuti più ovvi e caratteristici delle festività natalizie abbiano davvero a che fare con la fede in Gesù, nato da Maria, venuto nel mondo per narrare a tutti il volto misericordioso di Dio? Torniamo alle radici: cosa pensiamo davvero quando diciamo “Natale”? Cosa è il Natale? Chi è il Natale? Riscoprire e riaffermare i veri significati della festa che sono quelli propriamente cristiani – il Dio si è fatto uomo perché ha tanto amato il mondo – non significa rinchiudersi in un ghetto esclusivo, ma mostrare la creativa capacità di narrare con il linguaggio della nostra cultura in mutamento la perenne “buona notizia” che riguarda tutta l’umanità: la nascita di Gesù, che è abbraccio tra giustizia e verità, è incontro fecondo tra cielo e terra, è speranza e promessa di pace e di vita piena. Insomma, Lui è venuto a far risplendere la nostra umanità in tutta la sua bellezza».

«La speranza non muore e la suggerisce e sostiene personalmente il Natale che celebra la nascita del Figlio di Dio tra noi. Gesù non è venuto a cambiare magicamente le cose, ma ad offrirci l’energia, la pazienza, la costanza per cambiarle. Stiamo più attenti a dire parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano, invece di parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano (Enc. Fratelli tutti 223). A volte, per dare speranza, basta».

E con conclude – «Buon Natale a chi non ha motivi per sorridere, ma sa bene che dopo la notte più buia il sole sorge più caldo che mai; buon Natale a chi cerca un lavoro, a chi già lavora, a chi, con grande impegno, procura lavoro per molti. Buon Natale a chi desidera formare una nuova famiglia e a chi la difende con tutte le proprie forze. Buon Natale a chi queste città le ama in maniera incondizionata, senza se e senza ma, ed è pronto ad attuare ogni sforzo possibile per renderle “città di tutti”».

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