Pesaro

Pesaro, il giro d’affari del settore moda e tessile cala del 50%. Aziende allo stremo

Moreno Bordoni, segretario Cna: «Più che di annus horribilis, possiamo parlare di anno cancellato, con il blocco dell'export anche per chi lavora per i grandi marchi»

moda, tessile

PESARO – Pochi eventi, poche occasioni per uscire e anche il settore moda va in ginocchio. Il ricambio del guardaroba è a ritmi lenti e le imprese del settore si trovano in difficoltà. E con l’export bloccato anche chi lavora per i grandi brand è al palo.

L’allarme arriva dalla Cna che da tempo è impegnata nella promozione di un settore che vanta una lunga tradizione in provincia di Pesaro e Urbino e che ora sta pagando pesantemente e più di altri comparti gli effetti della crisi pandemica. Le stime più recenti indicano per il 2020 un crollo di oltre il 37% del fatturato complessivo del comparto tessile, abbigliamento, pelle, cuoio, calzature e accessori.

Moreno Bordoni, Cna

«La situazione è gravissima – dice il segretario della Cna di Pesaro e Urbino, Moreno Bordoni –, in questi mesi di pandemia registriamo infatti milioni di euro andati in fumo con picchi aziendali che arrivano ad accusare riduzioni del giro d’affari di oltre il 50%. Molte delle aziende della provincia, soprattutto quelle che lavorano con i grandi brand, stanno cedendo il passo. Il pressoché totale blocco dell’export e l’impossibilità a spostarsi tra i Paesi e presentare nuovi campionari sta avendo ripercussioni pesanti non solo sulla filiera del conto-terzismo, molto presente nella nostra realtà territoriale, ma anche su quella dei piccoli brand che in questi anni si sono conquistati a fatica importanti fette di mercato all’estero».  

Si tratta di un settore costituito in larga parte da artigianato e Pmi, con una filiera complessa e articolata su tutte le fasi produttive e distributive.

«Più che di annus horribilis, possiamo parlare di anno cancellato – afferma ancora il patron di Cna Idee in Moda –, considerando che per la stagione autunno/inverno 2020/2021 la campagna vendite sì è conclusa a fine febbraio quando solitamente va da gennaio a metà aprile. Al contempo i negozi erano chiusi con la merce della primavera/estate da vendere, condizione poi che si è riproposta con l’autunno e inverno cancellando di fatto la gran parte delle vendite al dettaglio stagionali».

Le imprese produttrici hanno avviato poi la campagna commerciale per la primavera/estate 2021 verso operatori della distribuzione in grande difficoltà economica a causa delle mancate vendite durante il 2020 e spesso non in condizione di pagare la merce consegnata dalla produzione, una campagna vendite conclusasi con cali che sono andati dal 30% al 50%

L’anno nuovo inizia quindi con scarsi ordini da portare in produzione e con la campagna vendite autunno/inverno 2021/2022 posticipata di un mese e mezzo, compromettendo quindi le prossime produzioni del 2021. Lo spostamento o cancellazione degli eventi fieristici in Italia ed all’estero e delle manifestazioni in generale dedicate alla presentazione delle collezioni fanno prevedere una forte ripercussione sulle produzioni tra giugno e ottobre 2021 con una ulteriore perdita dal 30% al 50%.

«Il settore ha necessità di interventi urgenti e di sistema al fine di tamponare una emorragia in termini occupazionali e di tenuta delle imprese – spiega Bordoni -. Per questo la Cna chiede misure per tutta la filiera moda (tessile, abbigliamento, pelle, cuoio, calzature e accessori). Nel dettaglio servono contributi a fondo perduto per compensare la forte contrazione dell’attività nel 2020 rispetto al 2019; l’impegno del Governo a garantire adeguate e tempestive risorse al fondo bilaterale FSBA per fronte alle necessità di sostegno al reddito per i lavoratori delle imprese, prolungamento dei contratti a termine senza causale. Anche alla Regione Marche chiediamo interventi decisi a sostegno del settore».

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