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George Floyd, la protesta infiamma l’America: il racconto della fanese Alessia Gatti da New York

Crescono in Usa le manifestazioni innescate dall'uccisione a Minneapolis di un 46enne afroamericano soffocato da un poliziotto. Per farci raccontare cosa sta accadendo in queste ore, abbiamo intervistato l'attrice e regista che vive da 8 anni nella Grande Mela

Proteste a New York dopo la morte brutale dell'afroamericano George Floyd
Proteste a New York dopo la morte brutale dell'afroamericano George Floyd

Passano i giorni ma negli USA la protesta innescata dall’uccisione di George Floyd, il 46enne afroamericano soffocato dall’agente Derek Chauvin lo scorso 25 maggio a Minneapolis, non si placa. Continua ad espandersi anzi, come un fuoco che divampa e travolge piccole e grandi comunità che stanno, anche in queste ore, riversando per le strade la rabbia per l’ennesimo omicidio di un afroamericano. Sono almeno 25 le città che hanno imposto il coprifuoco, da Los Angeles ad Atlanta; la Guardia Nazionale è stata inviata in circa dodici Stati e nel Distretto di Columbia, oltre che lungo il perimetro della blindatissima Casa Bianca, dove centinaia di manifestanti si sono dati di nuovo appuntamento dopo le minacce del Presidente, che ha promesso “cani feroci contro i manifestanti” se avessero violato il perimetro della residenza.

La situazione sta degenerando anche a New York con migliaia di persone che sono scese in piazza, in particolare a Manhattan e a Brooklyn. Sono già stati registrati alcuni momenti di tensione e un’auto è stata bruciata vicino a Union Square. Alle contestazioni ha preso parte anche la figlia 25enne del sindaco della Grande Mela, Chiara De Blasio, che è stata posta in stato di fermo per alcune ore a seguito di una protesta a Manhattan. Per farci raccontare cosa sta accadendo in queste ore e quale sia la reale situazione negli USA abbiamo intervistato Alessia Gatti, attrice, regista e produttrice di Fano che vive a New York da 8 anni.

Alessia Gatti
Alessia Gatti



La protesta infiamma l’America; qual è la situazione a New York? Vige il coprifuoco? Leggiamo dell’arresto della figlia del primo cittadino della Grande Mela…
«La situazione è molto grave. L’atmosfera è pesante e l’assenza di leadership e senso di giustizia o cambiamento da parte delle istituzioni non fa che infiammare le contestazioni. Sì, la figlia del sindaco Chiara De Blasio è stata arrestata sabato sera mentre protestava pacificamente in un quartiere nel Lower East di Manhattan. Alle 17 circa di questo pomeriggio (1 giugno) il sindaco di NY ha annunciato che alle ore 23 verrà messo in atto il coprifuoco, cosa che non succedeva da decenni. Ora sono le ore 12:26am e purtroppo poche ore prima del coprifuoco nuove razzie e atti di vandalismo sono iniziati a Manhattan. Alle ore 20 a Brooklyn c’erano diversi cortei. Il sindaco ha appena annunciato che oggi martedì 2 giugno il coprifuoco a NY verrà messo in atto dalle ore 20:00».

L’arresto di Derek Chauvin, il poliziotto di 44 anni incriminato per la morte brutale dell’afroamericano George Floyd, non ferma le proteste che ora dilagano da Minneapolis a tutta l’America con saccheggi, incendi, tafferugli: pensi che questa escalation si esaurirà a breve?
«Assolutamente no, l’arresto purtroppo non è abbastanza… erano quattro i poliziotti sulla scena e tutti hanno contribuito all’arresto di George Floyd presumibilmente colpevole di avere usato una banconota falsa da $20; tutti e quattro lo hanno tenuto a terra e non hanno fatto nulla per impedire la sua morte. Il movimento pretende che tutti e quattro vengano arrestati e riconosciuti colpevoli. Soprattutto dopo che oggi l’avvocato della famiglia di Floyd ha rilasciato la notizia che dall’ultima autopsia fatta risulta che Floyd sia morto per asfissia. Derek Chauvin non è stato accusato di omicidio di primo grado, ma di terzo, il che ha infuriato ancora di più la protesta».

Gli USA si stanno mostrando come un ‘gigante dai piedi di argilla’: nel 2020 l’integrazione è ancora un sogno realizzato a metà? Quale è la tua percezione da italiana che vive all’estero?
«Purtroppo gli USA hanno un problema molto profondo di razzismo e integrazione tra comunità minoritarie. La disparità tra alcune comunità si riflette nel quotidiano e nei posti di lavoro. New York, Los Angeles, San Francisco, e altre grandi città americane sono considerate “l’eccezione”, eppure anche qui dove vive gente proveniente da tutto il mondo, se si osserva con attenzione, le differenze sono evidenti. Quello che stiamo vivendo è il risultato di una ferita mai rimarginata in questa società. Basta guardare alle periferie delle grandi città per capire che si è ancora lontani da una società inclusiva».

La linea del Presidente è quella dell’intransigenza. Che ripercussioni avrà tutto questo sulle prossime presidenziali?
«Proprio questo pomeriggio alle 18:30 Trump ha tenuto il suo primo discorso pubblico durato appena 10 minuti; durante il suo discorso nel sottofondo si possono sentire chiaramente gli spari dei gas lacrimogeni che la polizia ha lanciato per disperdere la folla in protesta al di fuori della Casa Bianca, affinché il presidente dopo il suo discorso potesse camminare fino ad una Chiesa li vicina per fare una foto con la Bibbia in mano. La protesta era una protesta pacifica… la folla all’improvviso si è vista la polizia e i militari lanciare gas lacrimogeni e proiettili di gomma. Questa è la linea di Trump: inutile dire che il suo discorso ha acceso ancora di più le proteste e gli animi. Inoltre durante il suo discorso ha minacciato di invocare il cosiddetto “Insurrection Act”, cosa che non succede dal 1992. Dopo il discorso di Trump in moltissimi si sono indignati, compreso il governatore di New York, Andrew Cuomo che ha accusato il presidente di credere di vivere in un TV Reality Show, e i manifestanti hanno iniziato a scendere di nuovo in strada. Purtroppo quella che stiamo vivendo è un’America stanca, sfiduciata da un sistema che non sembra proteggere i propri cittadini ma solo gli interessi di alcuni. L’atmosfera è pesante, ma la gente inizia ad unirsi ed organizzarsi per trovare soluzioni e cambiare le regole. Le proteste e le manifestazioni sono il risultato di un effetto domino che prima o poi sarebbe esploso».

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