Pesaro

Festa del lavoro, l’appello Cgil, Cisl e Uil Pesaro: «30 mila disoccupati, realizzare infrastrutture come cura»

Per Roberto Rossini, Maurizio Andreolini e Paolo Rossini servono «strutture sanitarie, fibra ottica, economica circolare per rilanciare il territorio»

PESARO – Festa del lavoro, i sindacati pesaresi offrono alcuni temi di riflessione. Le infrastrutture sociali, digitali e ambientali alla base del rilancio. «L’Italia si cura con il lavoro. Questo è lo slogan scelto da Cgil, Cisl e Uil per il Primo maggio 2021, uno slogan evidentemente appropriato considerato lo stato di salute del nostro Paese – spiegano Roberto Rossini della Cgil, Maurizio Andreolini della Cisl e Paolo Rossini della Uil -. Il nostro Paese, il nostro territorio si è scoperto malato.

I numeri che ci parlano della condizione del lavoro sono impietosi: ben oltre 30.000 disoccupati nella nostra Provincia più altre migliaia di inoccupati che, sfiduciati, il lavoro non lo cercano più nemmeno. Il mondo del lavoro autonomo in crisi, interi settori produttivi al collasso e tante imprese che aspettano lo sblocco dei licenziamenti per “ristrutturarsi”».

I sindacati citano anche «le nuove generazioni che hanno visto sconvolti gli ultimi due anni scolastici prevalentemente svoltisi in “didattica a distanza”, modalità che non gli ha permesso di poter avere i giusti percorsi formativi e soprattutto di socialità, elementi cruciali per la loro crescita e che abbiamo il dovere di far loro recuperare. In questo contesto, come se non bastasse, gli investimenti, sia pubblici che privati, sono rimasti fermi al palo».

«Come curare il nostro Paese malato e il nostro territorio se non con il lavoro? Il lavoro che immaginiamo e che vorremmo dovrà vedere nell’ecologia economica il suo sviluppo e che possa proiettarsi ai prossimi decenni nella prospettiva della sua sostenibilità.

In quest’ottica, abbiamo dunque innanzi tutto bisogno di infrastrutture sociali che curino le ferite che la pandemia ha inflitto al servizio sanitario e socio sanitario e che siano le fondamenta su cui basare lo sviluppo in particolare dell’entroterra e che ci liberino dai condizionamenti negativi del calo demografico a cui sembriamo inevitabilmente destinati a fare i conti.

E poi abbiamo bisogno delle infrastrutture digitali la cui fragilità abbiamo potuto toccare con mano specialmente in quest’ultimo anno; infrastrutture digitali che avvicinino l’entroterra alla costa e che diano uguali possibilità ai cittadini di relazionarsi ad esempio con la Pubblica Amministrazione e la Scuola; infrastrutture a servizio delle imprese e dei lavoratori che sempre di più avranno la possibilità di lavorare da casa, e per i quali avremmo la necessità di giungere al più presto ad una nuova regolamentazione di tutela.

Infine, abbiamo bisogno di infrastrutture a supporto dell’economia circolare che ci garantiscano quantità sufficienti di energia rinnovabile, infrastrutture volte al recupero di materie prime, così come infrastrutture viarie che di fatto riducano la nostra impronta ambientale».

Per le sigle «L’Italia si cura con il lavoro e con una campagna vaccinale imponente. Dobbiamo tornare ad essere un territorio “visionario” inteso come soggetto che immagina, desidera, lotta e lavora insieme per il proprio futuro sostenibile. La sfida è complessa ma sarà essenziale vincerla per il futuro di tutti noi. Il lavoro che ci attende sarà molto impegnativo ma anche estremamente importante, a partire dall’individuare i giusti contenuti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che sta per essere presentato in questi giorni alla Unione Europea».

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