Pesaro

Fano, i pescatori allo stremo. La solidarietà del sindaco Seri: «Servono risposte concrete»

Seri si è recato in porto, insieme all’assessore alle Attività Produttive Etienn Lucarelli, per un confronto con pescatori e marittimi

Sciopero a Fano (Foto Lori Celtic Chridhe da facebook)
Sciopero a Fano (Foto Lori Celtic Chridhe da facebook)

FANO – Prosegue il braccio di ferro tra il Governo ed i pescatori marchigiani. Domenica, dopo la mezzanotte, tutti i pescherecci delle flotte adriatiche, tra cui quelle fanesi, sono tornati in mare ma la domanda che rimbalza dai porti è «Ancora per quanto?».

I costi proibitivi del carburante non sembrano lasciare scampo a coloro che con la pesca vivono e traggono sostentamento. L’idea di uscire in mare due volte alla settimana in modo da risparmiare carburante ed ottenere prezzi buoni dal mercato, data la scarsa quantità di prodotto immesso all’asta, sembra una soluzione momentanea che alla lunga non potrà essere attuata ad oltranza.

Il Sindaco Seri in visita alla marineria fanese

Al riguardo è arrivata anche la solidarietà da parte del sindaco di Fano alla marineria fanese, anch’essa in stato di agitazione e in sciopero da tre settimane per il caro carburante. Oggi Seri si è recato in porto, insieme all’assessore alle Attività Produttive Etienn Lucarelli, per un confronto con pescatori e marittimi.

Seri ha voluto ricordare come: «Il grido di allarme della marineria non può rimanere isolato ed inascoltato. Il caro gasolio sta creando gravissime ripercussioni anche a tutta la filiera e l’amministrazione comunale, oltre ad essere vicina a questi lavoratori, si unisce a loro nel chiedere al Governo e alla Regione d’intervenire in tempi rapidi. Questa situazione davvero delicata sta indebolendo un settore strategico per la nostra economia locale. Il caro gasolio per la pesca sta diventando un problema sociale. Con questa incertezza – conclude Seri – la pesca diventa sempre più insostenibile. Occorre attuare azioni precise, altrimenti c’è la concreta possibilità che ci siano animi più esasperati e famiglie in grande difficoltà. Io sono qui oggi perché le loro preoccupazioni possano trovare risposte concrete, un aiuto che, oggi come oggi, è un atto dovuto per non far morire questo lavoro».

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