Pesaro

Fano, il parco di via Dolomiti dedicato a Giacomo Cesaretti. L’appello degli amici e la rabbia dei fanesi: «Basta parole»

Un dolore che per alcuni è diventato rabbia: tanti gli appelli per quella che viene considerata una morte sicuramente evitabile e non accettabile: «In un paese che si dice civile non si può morire per lavorare»

Giacomo Cesaretti
Giacomo Cesaretti

FANO – Il parco di via Dolomiti dedicato a Giacomo Cesaretti, l’operaio 26enne che ha perso la vita sul lavoro pochi giorni fa nello stabilimento della ditta Polver in via Papiria. A lanciare l’appello rivolto all’amministrazione sono gli amici che entro qualche giorno contano di mettere nero su bianco e formalizzare la richiesta. La scelta del parco non è affatto casuale: il giovane, amante della natura e degli animali, era solito frequentare e vivere quella zona verde in compagnia dei suoi amici e del suo cane.

La notizia della tragedia ha aperto una ferità dolorosissima nella comunità di Roncosambaccio dove il 26enne viveva con la madre ed il fratello: tutte le persone lo ricordano come una persona dotata di un animo sensibile e gentile che faceva dell’educazione e dalla bontà i suoi tratti distintivi.

Un dolore che per alcuni è diventato rabbia: tanti gli appelli per quella che viene considerata una morte sicuramente evitabile e non più accettabile nel 2023: «In un paese che si dice civile non si può morire per lavorare è atroce e ingiusto Un forte abbraccio alla mamma e al fratello, già provati da un altro grave lutto. Che possano trovare la forza necessaria. Coraggio» scrive una fanese sotto il commento pubblico sulla tragedia condiviso dal sindaco Seri e non è la sola; «attivate subito un protocollo di controlli serrati nelle aziende con l’Asl! La storia si ripete più volte al giorno in alcune realtà ..inutile dire che non ci sono ispettori e poi piangiamo sui social ragazzi pieni di vita.. Non è giusto!» scrive un altro, e ancora: «Sicurezza sul lavoro…. tanto parlare tante parole fatti niente….non so come sia successo ma ho lavorato dove si adoperavano macchine muletti basterebbe mettere dei sensori che quando ci si avvicina a qualcosa a un ostacolo partisse una sirena come nelle macchine … povero ragazzo!» o anche «Rabbia per una giovane vita persa per colpa di chi sottovaluta la SICUREZZA sul luogo di lavoro …. possibile che non esistano modi per bloccare un macchinario? Un pulsante? una fotocellula che ne rilevi la presenza? E soprattutto nel 2023 non si riesce e rendere INAMOVIBILE i criteri previsti da eventuale sistema di sicurezza?». Un livore ed un dispiacere che trova fronte comune in un appello: «Basta parole, serve un cambio radicale di rotta dal punto di vista della sicurezza e dei controlli… è tempo di agire, basta con il cordoglio fine a se stesso… che la morte di Giacomo diventi motivo di cambiamento reale».

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