Pesaro

Fano, 69enne salvato in extremis dal defibrillatore. Fanocuore: «Usarlo è determinante»

In Italia si registrano circa 60mila arresti cardiaci all'anno: solo nel 28% dei casi si utilizza un defibrillatore. L'appello dell'Associazione FanoCuore Onlus

FANO – Salvato da morte certa grazie al provvidenziale uso del defibrillatore. È quanto successo a fine settembre ad un 69enne che stava prendendo parte ad una riunione all’ex seminario vescovile. Una vicenda che è stata resa pubblica solo negli ultimi giorni ma che mostra ancora una volta l’importanza della tempestività e dell’utilizzo dei defibrillatori che sempre di più si trovano in luoghi pubblici.

Nel caso specifico il tempestivo intervento di alcune persone presenti che hanno praticato il massaggio cardiaco, e il successivo uso del defibrillatore da parte dei sanitari dell’ambulanza, hanno permesso la ripresa dell’attività cardiaca. L’uomo è stato quindi ricoverato in cardiologia, sottoposto alle cure del caso e dimesso nei giorni scorsi, ristabilito.
A commentare l’accaduto ci ha pensato l’Associazione FanoCuore Onlus: «Penso che far conoscere casi come questo sia il modo migliore per far comprendere come un corretto intervento da parte dei testimoni può fare la differenza nei casi di arresto cardiaco. Le cose da fare sono semplici: chiamare i soccorsi al numero di emergenza 112, praticare il massaggio cardiaco e usare tempestivamente il defibrillatore semiautomatico esterno, strumento che può essere usato da chiunque dopo la pubblicazione della legge 116 del 2021. L’uso del defibrillatore è facile e sicuro. Anche a Fano il numero di defibrillatori disponibili è notevole. È necessario far conoscere ai cittadini l’importanza di questo strumento, perché chiunque si può trovare a dover soccorrere una persona vittima di arresto cardiaco, e chiunque può salvare la vita a quella persona».

Ogni anno, sono circa 400 mila gli arresti cardiaci che si registrano in Europa di cui 60 mila in Italia. Solo nel 58% dei casi, però, chi assiste interviene con le manovre salvavita, come massaggio cardiaco o ventilazioni, e in una percentuale ancora più esigua, il 28% dei casi, si utilizza un defibrillatore. La sopravvivenza è di circa l’8%. Questi i numeri pubblicati in occasione della Giornata mondiale per la rianimazione cardiopolmonare che ricorre il 16 ottobre. I dati sono stati presentati a Roma, alla Camera dei Deputati lo scorso 18 ottobre.

La strada per ridurre l’impatto di questo fenomeno, che si verifica il più delle volte al di fuori di un contesto sanitario, passa per diversi fondamentali passaggi «riconoscere che si tratta di un arresto cardiaco, chiamare il 118, cercare un defibrillatore e cominciare la rianimazione», come ha spiegato il presidente eletto dello European Resuscitation Council Federico Fiorenzo Semeraro.

«Quante più persone, poi – ha proseguito – sono in grado di applicare questo semplice algoritmo, tanto maggiore sarà la sopravvivenza tra chi è colpito da un arresto cardiaco. Ad esempio in Danimarca, in dieci anni, investendo sulla formazione, si è riusciti a triplicare la sopravvivenza delle vittime di arresto cardiaco. In Italia, dal 2021 esiste una legge tra le più avanzate in Europa, che potrebbe portare a risultati analoghi, che disciplina i principali aspetti della rianimazione, dall’obbligo della presenza di defibrillatori in ambienti pubblici alla formazione a scuola».

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