Pesaro

Ex Fano-Urbino, gli ambientalisti: «Ciclabile e ferrovia? Un espediente per perdere tempo»

Secondo l'associazione Lupus in Fabula la ciclabile, come era stata pensata in principio, ovvero affiancata al sedime ferroviario, sarebbe la soluzione più praticabile e con maggiori vantaggi per il territorio

Il percorso della nuova Ciclovia Ex ferrovia Fano-Urbino
Il percorso della nuova Ciclovia Ex ferrovia Fano - Urbino

FANO – C’è chi vuole la ciclabile, chi il ripristino del treno e chi ancora sostiene che un progetto non escluda l’altro. Ancora una volta a catalizzare le attenzioni è l’ex ferrovia Fano – Urbino, di cui tanto si dibatte e su cui in tanti hanno detto la loro. (A questo link il sondaggio su cosa pensano sulla questione i fanesi)

Gli ultimi, in ordine di tempo, sono stati i rappresentanti dell’Associazione La Lupus in Fabula che vede nel progetto che vuole far convivere le due diverse mobilità solo un espediente per perdere tempo senza fare nulla. Al contrario, l’associazione si dice favorevole al progetto della ciclabile a patto che non venga snaturato e portato distante dal tracciato dove scorrono i binari, ovvero come era stato pensato originariamente.

«L’uovo o la gallina? Meglio entrambi – sostiene l’associazione – così avranno pensato gli amministratori regionali nella scorsa legislatura quando hanno progettato e finanziato con 4,5 milioni di euro, circa 20 km di pista ciclabile affiancata al sedime ferroviario, lungo l’ex ferrovia metaurense, da Fano a Tavernelle. Una soluzione che avrebbe dovuto accontentare tutti: coloro che vedono nella ciclabilità l’unica vera e rapida possibilità di utilizzare il tracciato della vecchia tratta ferroviaria Fano-Urbino, non più funzionante dal 1987 e ufficialmente dismessa dal 2012, e quelli che vorrebbero riattivare la linea come trasporto passeggeri e merci».

«Purtroppo, quando sembrava tutto pronto – prosegue l’associazione – anche se i sostenitori ad oltranza del treno non si erano mai arresi a questa soluzione, c’è stato il cambio del governo regionale che ha bloccato il progetto della ciclabile ad 1,5 mt. dai binari e ha promesso un percorso ciclabile, su strade esistenti e per brevi tratti da realizzare, ad una distanza tra i 5 e i 200 mt dal tracciato ferroviario metaurense. Questa proposta, salutata con gaudio dagli irriducibili del treno, sembra più un espediente per continuare a perdere tempo senza fare nulla, che un’idea alternativa di una vera pista ciclabile, fruibile, sicura, funzionale ed economicamente vantaggiosa per il territorio. Il tracciato ha notevoli svantaggi rispetto al precedente progetto: costi più alti (a causa di alcuni espropri), condivisione della sede stradale con auto anche in careggiate strette e ad elevato traffico, tortuosità del percorso, assenza di attrattiva paesaggistica e naturale in lunghi tratti».

«Per quanto sia avvincente e condivisibile il sogno di una tratta ferroviaria che unisca la costa e l’entroterra nella valle del Metauro e che addirittura si colleghi alla rete nazionale attraversando piccoli centri abitati fino a Fabriano, allo stato delle cose non ci sono fondamenti, che possano farci pensare che ciò sia realizzabile entro i prossimi 10/20 anni, sia per lo stato del sedime ferroviario, sia per le norme vigenti, sia per la disponibilità di fondi, sia per la volontà politica di attuare una riforma radicale del trasporto pubblico, sia per la cultura imperante a favore del mezzo privato. Al contrario la mobilità ciclabile su ferrovie dismesse è in grande crescita, anche grazie alla diffusione delle bici elettriche, ed attrae utenti da tutta Europa. Per cui il nostro sostegno va alla realizzazione di una ciclabile, a questo punto, sopra il sedime dell’ex Ferrovia Fano-Urbino».

L’associazione non si nasconde ed elenca quali sarebbero, a suo dire, i molteplici vantaggi della realizzazione del progetto ciclopedonale: «Oltre a mettere in sicurezza il tracciato da nuovi tentativi di alienazione da parte di R.F.I. e salvaguardarlo dal degrado, creare un percorso sicuro per brevi spostamenti tra nuclei abitati diminuendo l’uso dei mezzi a motore; attrarre per tutto l’anno turisti da altre regioni e dall’estero; conservare il verde all’interno di un parco lineare di circa 50 km; realizzare una “dorsale tecnologica” costituita da vari sottoservizi: cavi elettrici, nuove condutture idriche e fibre ottiche per la banda ultra larga, che rappresenta una formidabile opportunità di sviluppo economico per l’intera vallata – e concludono – Invece probabilmente si perderà altro tempo per un nuovo studio e un altro milione di euro sarà speso nella speranza di avere la ‘gallina’, mentre l’uovo’ è lì quasi pronto per essere gustato»

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