Pesaro

Distretto biologico unico regionale, i dubbi dell’opposizione: «Una lobby, taglia fuori le piccole aziende»

La consigliera Pd Micaela Vitri: «Un'interrogazione per chiarire alcuni punti come il limite di fatturato, che, fissato a 40 milioni di euro, taglierebbe fuori le piccole medie aziende»

PESARO – «É stato annunciato con clamore il mega distretto unico regionale del biologico dall’assessore Mirco Carloni, ma ad oggi i parametri previsti non solo sono contro la normativa nazionale, ma tagliano fuori tutte le piccole e medie aziende. Per questo ho presentato un’interrogazione in Consiglio regionale in cui chiedo spiegazioni». Sul distretto unico regionale del Biologico, a rilevare alcune criticità è la consigliera regionale Pd Micaela Vitri, che prosegue: «Quali sono i principi che hanno mosso la scelta di un unico biodistretto regionale? Come sono stati scelti i requisiti di adesione al Distretto unico del biologico  e in particolare le motivazioni di un limite di fatturato di 40 milioni di euro, con totale mancanza di tutele per le piccole aziende? Perché non é stato valutato il nuovo disegno di legge sull’Agricoltura biologica, già approvato al Senato, prima di presentare un progetto autonomo? Perché sono stati istituiti esclusivamente tre distretti (Distretto unico regionale del biologico, Distretto dei prodotti certificati e distretto dei prodotti di prossimità)? Quante e quali sono esattamente le risorse in arrivo per il comparto del biologico e come saranno ripartite? Perché dal confronto sulla progettazione del Distretto unico del biologico sono stati esclusi i rappresentanti di tutta la filiera?».

Questi i quesiti della consigliera che conclude: «La nostra Regione ha da sempre una vocazione economica, anche in agricoltura, basata sulla piccola media impresa. Il limite dei 40 milioni di fatturato, posto da Carloni per entrare a far parte del distretto del biologico regionale, sarebbe irraggiungibile anche per le più grandi cooperative. Un parametro inaccettabile per un’economia come la nostra, che rischia di tagliare fuori tanti piccoli produttori, giustamente preoccupati, che propongono prodotti di altissima qualità. Mi auguro che l’idea del Distretto Unico non si riduca a uno spot per farsi pubblicità, o ancora peggio a un modo per spartire “la torta” del PNNR tra poche grandi aziende».

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