PESARO – Giro di droga e di soldi al parco Miralfiore, ecco le prime richieste di condanna per i grossisti e i pusher. Processione di clienti per comprare.
Il caso è quello dell’operazione “Cento Fiori”: era il novembre del 2022 quando furono eseguite 19 misure di custodia cautelare nei confronti di 18 nigeriani e una donna haitiana. Un’ordinanza da 1200 pagine per documentare decine e decine di episodi di spaccio.
Dalle indagini dei poliziotti della Squadra Mobile è emerso che gli stranieri, tra i 20 e i 35 anni si sarebbero resi responsabili, negli ultimi due anni, di almeno 500 episodi di cessione di stupefacenti, consumati essenzialmente all’interno del parco Miralfiore di Pesaro. Telecamere, intercettazioni telefoniche, cinque volte a settimana coi cani antidroga per sequestrare la merce. Una attività che in due anni ha portato a 500 identificazioni, 6 arresti, 26 denunce a piede libero e 37 misure di prevenzione.
Un giro pazzesco: almeno 30/40 clienti al giorno per rifornirsi soprattutto di cocaina ed eroina, oltre all’hashish. Con prezzi concorrenziali, anche 40 euro per un “mezzino”. Cessioni continue, con un giro da 10 mila euro al giorno complessivi. Soldi che poi sarebbero finiti con money transfer in Nigeria da parenti e familiari. Il sistema per convogliare la droga era quello di ingerire gli ovuli termosigillati per poi espellerli e confezionarli al parco.
Gli imputati sono profughi, alcuni in attesa di ottenere il permesso come rifugiati per motivi politici.
Ieri 14 febbraio tre di loro, difesi dal legale Giuseppe Briganti hanno affrontato il rito abbreviato. Due sono considerati grossisti: facevano arrivare la droga. Per loro il pm ha chiesto la condanna a 5 anni e 2 mesi e 5 anni. Poi c’è un pusher per il quale sono state documentate decine di cessioni. Per lui la richiesta è di 3 anni e 4 mesi. Infine un altro presunto grossista, per cui il pm ha chiesto la condanna a 5 anni (difeso da Ninfa Renzini).
Altri indagati affronteranno il dibattimento e altri sono pronti a patteggiate, come il presunto capo che si faceva chiamare “Sonny Boy” o “Shaby Boy”: 24enne, con un negozio etnico. Vestiti griffati, avrebbe coordinato le cessioni. Difeso dall’avvocatessa Pamela Pasquini ha proposto al giudice un patteggiamento a 3 anni e 6 mesi. A marzo la definizione delle altre posizioni.