Pesaro

Delitto Anastasiia, l’imputato in aula: «Lei voleva accoltellarmi, poi il vuoto»

Alashry ha ripercorso nell'aula del tribunale di Pesaro i momenti dell'omicidio. Anche la madre della vittima ha testimoniato: «Non ero tranquilla»

PESARO – Delitto di Anastasiia, la versione dell’imputato.

A rispondere alle domande del pm Amrallah Mostafa Alashry, 43enne egiziano, a processo in corte di assise con l’accusa di omicidio volontario aggravato nei confronti della moglie Anastasiia.
Un’udienza in cui ha testimoniato anche la mamma della vittima. Il femminicidio avvenne il 13 novembre 2022, quando Alashry è accusato di aver inferto 29 coltellate alla 23enne nell’appartamento in via Trieste. Qui la cronistoria fino alla prima udienza.

L’imputato ha raccontato la sua verità. «Mi ha chiamato due volte quella mattina, voleva che andassi a casa. Avevo paura di essere aggredito. Era nervosa. Quando sono entrato dalla sala lei era davanti al bagno. Era un’altra persona, aveva gli occhi rossi. Ho visto la sua mano nascosta dalla borsa». Alashry si è interrotto, ha pianto più volte.

«Lei ha preso un coltello e voleva colpirmi al collo. L’ho fermata, le ho afferrato il coltello e sentito dolore alle dita. Poi mi ha dato una ginocchiata all’inguine. Vedevo tutto nero, il cervello si è fermato. Pensavo di morire. Mi sono trovato a terra e ho visto il film della mia vita, mio figlio. Non riuscivo ad alzarmi e quando sono tornato a vedere lei era a terra piena di sangue. In quel momento volevo uccidermi. Volevo chiamare i carabinieri ma non avevo il telefono con me».

Questi i motivi secondo lui. «Anastasiia voleva uccidermi perché così avrebbe potuto fare la sua vita col nuovo compagno». Un lungo esame in cui ha detto di non avere mai maltrattato, offeso o aggredito la moglie.

Prima era toccato a Elina, madre di Anastasiia, ricostruire alcuni fatti. Ha chiesto di essere schermata da un paravento per la deposizione. «Non me la sento di guardalo in faccia». Un racconto interrotto più volte dalle lacrime. «Mi sono opposta al matrimonio, lui non mi piaceva: diceva bugie e aveva vent’anni di più.

Ha detto di non aver mai visto lui picchiarla, ma di averlo visto spingerla. «Mia figlia mi raccontava di litigate con aggressioni fisiche tanto che una volta era stata spinta contro il muro e i quadri che si erano rotti l’avevano tagliata». Episodio smentito da lui.

Infine: «C’era stata una richiesta di separazione e mia figlia aveva denunciato Alashry per maltrattamenti. Il 13 novembre doveva tornare a casa a prendere dei vestiti per spostarsi a vivere da un amico. Le dissi di farsi accompagnare. Quando tornai in Ucraina non ero affatto tranquilla».