Pesaro

Bancomat esploso a Gradara, arrestato anche il terzo complice

I carabinieri del Nucleo investigativo hanno chiuso il cerchio sul terzo giovane di Foggia. Usarono petardi per la cosiddetta marmotta

GRADARA – Bancomat fatto saltare a Gradara, arrestato anche il terzo complice.

L’attività di indagine del Nucleo Investigativo Carabinieri di Pesaro, diretta dalla Procura della Repubblica di Pesaro ha portato alla identificazione del terzo componente del gruppo criminale che la notte del 19 settembre 2019, a Gradara, si era reso responsabile del furto ai danni dello sportello Atm dell’Istituto di credito “Riviera Banca”.

Si tratta di un pregiudicato di 34 enne di Orta Nova (FG) che è stato colpito da misura cautelare in carcere emessa dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Pesaro. Già nel mese di luglio, per lo stesso fatto, era stata eseguita analoga misura detentiva nei confronti dei due ritenuti complici, P.A. di anni 35 e C.P. di anni 32, anche loro di Orta Nova.

A distanza di un anno le indagini hanno permesso di fare luce sul grave episodio delittuoso e ricostruire l’esatta dinamica dei fatti. In particolare, i tre malviventi erano giunti la sera precedente da Foggia a bordo di una Fiat Punto e, dopo aver individuato un luogo isolato nelle campagne di Gradara, avevano provveduto a confezionare l’ordigno esplosivo, la cosiddetta “marmotta”, utilizzando della polvere pirica prelevata da grossi petardi che avevano portato al seguito alcuni dei quali rinvenuti sul luogo dell’evento.

I tre individui, attesa l’ora favorevole, si erano avvicinati all’obiettivo completamente travisati e, brandendo arnesi da scasso, avevano forzato l’erogatore delle banconote per inserirvi la “marmotta”. Dopo l’esplosione, che ha causato ingenti danni alla struttura, erano riusciti a prelevare la somma contante di 35,000 euro circa per poi darsi alla fuga, anche in ragione dell’immediata cinturazione attuata dalle pattuglie dei carabinieri presenti sulle principali arterie stradali.

Alle prime luci dell’alba i tre malfattori erano rimasti appiedati a causa di un guasto al loro veicolo che così hanno dato alle fiamme. Da quel momento l’esigenza di allontanarsi il più velocemente possibile dal luogo del delitto per ritornare nel foggiano ha portato gli odierni indagati a produrre contatti e spostamenti sul territorio, individuati dagli inquirenti, che sono arrivati così alla loro identificazione e collocazione spazio temporale compatibile con il delitto contestato.

Le successive indagini dei Carabinieri, diretti dalla locale Procura della Repubblica, hanno permesso di dare precise responsabilità a carico di ciascuno dei componenti del terzetto, di cui nel frattempo si era appreso della progettualità volta ad organizzare analoghi colpi anche durante il periodo del “lockdown” nazionale.

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