Pesaro

Crisi economica, Confindustria Pesaro: «I prestiti sono incentivi al debito»

Il presidente Mauro Papalini critico sul Dpcm: «Dare informazioni dal sabato al lunedì significa mettere in difficoltà le imprese. Così non riparte l'economia»

PESARO – Liquidità e ripartenza, un Dpcm che non soddisfa il presidente degli industriali di Pesaro Urbino Mauro Papalini. «In ritardo, disposizioni non chiare, spesso contraddittorie. Dare al sabato sera per il lunedì informazioni vitali per le aziende, di qualsiasi dimensione – ha spiegato – significa mettere in condizione gli imprenditori di non poter agire».  

Il presidente della territoriale di Pesaro Urbino di Confindustria Marche Nord ha richiamato altresì quanto sia importante il tema della liquidità per le imprese, unitamente alla semplificazione delle procedure, che si porta dietro la grande questione della sburocratizzazione: «Le aziende devono essere messe nelle condizioni di operare senza farsi carico di fardelli amministrativi,  che non hanno mai una giustificazione, ma in particolare non la hanno adesso che ci si appresta a vivere uno dei momenti più critici della nostra storia recente».

Mauro Papalini, presidente Confindustria

Papalini evidenzia «un’altra criticità, che rischia di essere mortale»: si tratta di quelli che «sono spacciati come aiuti economici, invece sono incentivo al debito che, per come sono stati impostati, non hanno alcuna utilità per le imprese, nemmeno per quelle meglio strutturate perché non consentiranno di fare investimenti in innovazione, ma solo per pagare i debiti dovuti ai mancati ricavi per i periodi di chiusura«.

Secondo il presidente, «per quel poco che si è capito per le riaperture vendute come una grande concessione, queste non stimolano, se non al minimo, la ripartenza della macchina economica».

Papalini prende come esempio l’industria del mobile – arredo, che vede il distretto pesarese leader in Italia: «La produzione viene organizzata e realizzata sugli ordini di acquisto – spiega -: di conseguenza, diventa inutile autorizzarla, sia pure nel rispetto massimo dei protocolli di sicurezza, e tenere chiusi i negozi. È come autorizzare la produzione di auto e tenere chiuse le concessionarie». La proposta del presidente è di «considerare i punti vendita come parte integrante della filiera, in modo da permettere un’apertura in deroga».

Quanto al futuro, Papalini lo vede «non facile e con il rischio concreto che vadano persi molti posti di lavoro. Sono convinto, però, che la forte motivazione e convinzione degli imprenditori – conclude Papalini – consentiranno di fare tanto e meglio di prima, perché in questi casi non vince il più forte, ma chi si adatta al cambiamento, coscienti che chi vuol vedere l’arcobaleno bisogna prima sopporti la pioggia».

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