Pesaro

Corruzione e favori, denunciato l’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate di Pesaro

La Guardia di Finanza ha concluso un'indagine del 2017 denunciando otto persone. Al termine dell'attività è stato possibile quantificare che le condotte degli indagati hanno generato una sottrazione di circa 1,2 milioni di euro

Immagine di repertorio

PESARO – Corruzione e favori, denunciato l’ex direttore dell’Agenzia delle entrate di Pesaro. Rinviate a giudizio 8 persone tra cui amministratori, soci e consulenti aziendali nell’ambito dell’Operazione Concilia.

La Guardia di Finanza di Pesaro ha concluso una lunga e complessa attività di indagine di contrasto agli illeciti in materia di spesa pubblica.
L’attività ha interessato le condotte illecite dell’ex direttore provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Pesaro-Urbino, nel breve periodo di reggenza dell’Ufficio pesarese concluso nell’anno 2017 con l’arresto dello stesso per fatti analoghi, commessi nel precedente incarico in provincia di Venezia.

All’epoca, le fiamme gialle pesaresi, coordinate dalla locale Procura della Repubblica, stavano già sviluppando delle notizie in ordine a possibili fatti concussivi e/o corruttivi. A seguito della rivelazione dell’attività di
indagine veneziana, sono stati acquisiti gli atti per poterne esaminare il contenuto e verificare le informazioni già in possesso degli investigatori pesaresi, relativamente alle condotte illecite compiute durante l’incarico marchigiano del dirigente.

Dagli elementi info-investigativi acquisiti, per la Guardia di finanza è parso evidente l’atteggiamento dell’alto dirigente nell’adoperarsi, appena giunto dalla sede di Pesaro, nell’intessere rapporti con autorità locali, professionisti e imprenditori del territorio, adottando modalità confidenziali e finalizzate ad ottenere favori personali.
L’attività di indagine dei militari del Nucleo PEF si è concentrata quindi su alcuni episodi inerenti agli accertamenti fiscali in corso, ritenuti “critici” poiché risultavano conclusi mediante l’opzione di istituti deflattivi particolarmente vantaggiosi per i contribuenti interessati, alcuni dei quali hanno comportato un notevole abbattimento di base imponibile, risparmio di imposte e sanzioni in danno all’Erario.

L’attività investigativa di ricostruzione degli episodi illeciti si è rivelata piuttosto complessaed è stata effettuata con la proficua e stretta sinergia dell’Audit Centrale dell’Agenzia delle Entrate, che ha consentito di restringere il campo e concentrare le indagini sulle pratiche più anomale e risultate poi esser concluse con atti illegittimi.
Fattor comune dei casi è che l’ex direttore avrebbe sempre avanzato richieste di carattere personale agli imprenditori e/o ai loro consulenti, integrando le condotte dell’art. 319 quater c.p. “induzione indebita a dare o promettere utilità”.

Le richieste dell’ex direttore si sarebbero concretizzate, prevalentemente, nel far ottenere o promettere assunzioni lavorative – molte delle quali concluse con l’ottenimento del posto di lavoro o del contratto di collaborazione – alla figlia, alla compagna e al nipote di quest’ultima, garantendo forti abbattimenti di base imponibile o di imposta, con la redazione di atti illegittimi di conciliazione e/o la creazione di rapporti privilegiati di confidenza e amicizia, lasciando intendere prospettive di futuri favori e utilità.

La guardia di finanza di Pesaro

Le controparti resisi disponibili a soddisfare le predette richieste sono stati, per conto di aziende con sede nella competenza della Direzione Provinciale delle Entrate di Pesaro-Urbino, gli amministratori o consulenti delle stesse, molti dei quali residenti in altre province delle Marche e in Campania, ma tutti con evidenti interessi a procurarsi rapporti privilegiati con un così alto funzionario, dalle molteplici e spesso prestigiose conoscenze in varie zone di Italia.

Occorre specificare che il dirigente pubblico ha sempre operato personalmente nella cura dei propri interessi e non è stato riscontrato il coinvolgimento di altri funzionari dell’Agenzia.
Al termine della complessiva attività investigativa è stato possibile quantificare che le condotte degli indagati hanno generato una sottrazione di circa 1,2 milioni di euro di base imponibile dagli accertamenti fiscali e di 480.000 euro tra imposte, sanzioni e interessi alle Casse dello Stato. Gli esiti delle indagini sono stati inoltre trasmessi alla Procura Regionale della Corte dei Conti di Ancona per i profili attinenti il danno erariale da attribuire in capo all’ex Direttore Provinciale, ora in pensione.

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