Pesaro

Coronavirus, al supermercato in prima linea: la testimonianza di una cassiera di Fano

«C’è un po’ di tensione, anche tra i clienti», ci racconta Romina che, munita di guanti, mascherina e visiera tutti i giorni fa un importante servizio per la comunità. «Preferirei stare in casa, ma nello stesso tempo mi sento fortunata»

Cassiere dell'Eurospin di Fano
Cassiere dell'Eurospin di Fano

FANO – Se sul fronte ospedali e terapie intensive, un “esercito” di camici bianchi sta portando avanti, in prima linea, la guerra al Coronavirus da lunghe settimane, c’è un altro fronte che non ha mai chiuso i battenti e, in maniera diversa, è sempre stato in trincea per garantire un servizio fondamentale e primario alla comunità.

È il plotone di cassieri e addetti dei supermercati e dei negozi alimentari, “eroi comuni” di questa pandemia, quotidianamente esposti al confronto con sconosciuti e alla roulette del contagio. Non a caso l’azienda di giocattoli Playmobil, nell’edizione speciale della linea dedicata agli “Eroi comuni” dell’epidemia da Coronavirus, prodotta per sostenere la Croce Rossa Italiana, accanto ai pupi a forma di medico e infermiere ha appeno aggiunto la cassiera.

Ne parliamo con Romina, cassiera all’Eurospin di Fano (Ps).

Com’è andare a lavoro di questi tempi?
«Io sono abbastanza tranquilla, ma tante colleghe lo vivono con ansia, soprattutto quelle che hanno avuto altre malattie. Una collega, che in passato ha sconfitto un tumore, non si toglie mai mascherina e visiera, anche quando il supermercato è chiuso, anche perché tanti clienti non indossano la mascherina. E poi c’è tanto caos, la gente è più nervosa. Capita che i clienti si arrabbino tra di loro, se uno si avvicina troppo all’altro».

C’è tensione?
«Un po’, la gente dovrebbe cercare di stare più tranquilla. Noi già lavoriamo in condizioni non facili, se i clienti non ci assecondano diventa tutto più complicato. Sono pochi quelli che ci dicono “grazie”, molti sono agitati, non rispettano le distanze. Devono capire che è una situazione di emergenza e bisogna essere più pazienti. La gente, come deve essere, fa spesa in quantità maggiori, quindi ci vuole più tempo e più pazienza. Poi, però, c’è qualcuno che viene per prendere solo patatine e coca cola, non ha ancora capito la gravità del momento. Potremmo anche denunciare chi fa piccoli quantitativi di spesa, di beni non di prima necessità. Già abbiamo avvisato una signora che veniva due volte al giorno. Anche i vigili urbani ci danno una mano, affinché non ci siano assembramenti di persone né fuori né dentro il supermercato».

Voi che precauzioni tenete?
«L’Eurospin è stato molto efficiente. Ci hanno fornito guanti monouso, le mascherine non sono mai mancate, nonostante sia difficile trovarle. Abbiamo sia mascherine chirurgiche che quelle lavabili, certificate. E poi visiera e Amuchina personale. Ognuno ha suo il flaconcino. E questo da subito: sin da inizio marzo, quando ancora non c’erano le restrizioni attuali, ci avevano mandato tutto l’occorrente. Ogni ora dobbiamo cambiare i guanti e ogni mezz’ora sanificare la cassa con l’alcol. La mascherina invece la cambiamo ogni giorno, ogni otto ore».

E per i clienti?
«Per i clienti ci sono dispenser con disinfettante all’ingresso e i guanti (quelli usati per la frutta) per tutti, anche se indossano già i loro. E poi facciamo rispettare le distanze. Dentro il negozio non possono poche persone alla volta. Alla cassa ci sono strisce che delimitano le distanze ad almeno un metro e mezzo. C’è un addetto che fa entrare le persone in maniera scaglionata e, finché c’è gente alla frutta, non viene fatto entrare il successivo cliente. Chi lavora in ospedale o in Protezione civile ha diritto di passare avanti».

Hai paura oppure vivi il fatto di poter lavorare come un’opportunità che altri ora non hanno?
«Io preferirei stare in casa, però nello stesso tempo mi sento fortunata a poter lavorare e sapere di poter contare sempre sullo stesso compenso. Anzi, l’Eurospin ci ha dato anche un buono di 100 euro di spesa come premio, visto che lavoriamo in queste condizioni. Ha attivato anche una copertura assicurativa per noi dipendenti, come indennizzo nel malaugurato caso in cui il virus ci colpisca e ci dovesse costringere a un lungo ricovero».

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