Pesaro

Coronavirus, il settimanale della Diocesi di Pesaro: «Camera mortuaria e crematorio saturi, siamo in ginocchio»

"Il Nuovo Amico" descrive la situazione difficile nel pesarese. Una dura realtà, con ben 63 salme all'obitorio in attesa. Così tanti i defunti che sono stati stretti accordi con Ravenna per la cremazione

Il nuovo amico, Pesaro

PESARO – Una cruda realtà, sbattuta in faccia come il più violento degli schiaffi.

Il settimanale della Diocesi di Pesaro, Fano e Urbino, Il Nuovo Amico, racconta quello che accade in due luoghi del dolore: la camera mortuaria e il cimitero, mai come ora portati allo stremo della sofferenza dalle continue morti per il Coronavirus.

«Un silenzio che tocca tutti anche coloro che non credono, accomunati dalla medesima speranza di vita – scrive Il Nuovo Amico -. In questi giorni di lutto non c’è spazio per festeggiare sui balconi con aperitivi: scene che vediamo anche oggi a Pesaro. C’è un tempo per sorridere e divertirsi ma non è questo. Non ora che la camera mortuaria di Muraglia non riesce a contenere le salme dei nostri defunti. Mentre scriviamo (25 marzo) festa dell’Annunciazione del Signore, ci sono 63 persone all’obitorio di Pesaro che attendono di essere cremate. Chi ha visto questo strazio racconta di corpi rivestiti solo da un lenzuolo in attesa di una cassa. Il crematorio di Fano è saturo e potrà nuovamente ricevere defunti dal 14 aprile. Per questo molte salme lasciano Pesaro verso Ravenna. Non ce ne vogliate per la crudezza di queste notizie. Visto che non lo dice nessuno ci sentiamo in dovere di farlo noi. Lo facciamo perché siamo convinti che, anche se non sappiamo quanto tempo durerà, questo lungo Sabato Santo è annuncio di Resurrezione. Una speranza che è per tutti, anche per la nostra città».
Il giornale uscirà con la foto simbolo di una persona in ginocchio.

La conferma di questo racconto arriva da più voci, a partire da Aspes, che ha infatti sottoscritto una convenzione con Ravenna per poter destinare le salme al crematorio. Una fase atroce in cui non si possono celebrare funerali, perché l’ordinanza «ammette la presenza per l’estremo saluto di un numero massimo di dieci persone».

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