Pesaro

Coronavirus, Osapp: «Carcere di Pesaro sovraffollato e poche mascherine, siamo a rischio»

Mauro Nichilo, segretario del sindacato degli agenti di polizia penitenziaria, spiega cosa accade nella struttura di Villa Fastiggi. «Solo pochi giorni fa siamo stati forniti di una quantità esigua di mascherine del tipo chirurgico»

PESARO – La vita in carcere, l’allarme degli agenti di polizia penitenziaria tra sovraffollamento e poche mascherine.

Il vice segretario regionale Osapp (sindacato di polizia penitenziaria ) Marche Mauro Nichilo interviene sull’emergenza Coronavirus, raccontando cosa succede nella struttura di Villa Fastiggi di Pesaro. «Il personale di Polizia Penitenziaria del Carcere di Pesaro affronta quotidianamente l’emergenza Coronavirus con abnegazione e senso del dovere con quei pochi mezzi che l’amministrazione centrale ha messo a disposizione, ovvero dispositivi individuali sanitari insufficienti e inefficaci che dovrebbero tutelare il personale e la popolazione detenuta, in un ambiente chiuso e complesso come quello carcerario».
Per fortuna e grazie alla professionalità che distingue gli operatori penitenziari in servizio, non si sono registrati casi di soggetti affetti da Covid-19 all’interno dell’istituto pesarese, almeno fino ad oggi, «ma questo non ci tranquillizza visto che non ci sentiamo affatto tutelati dalla nostra amministrazione centrale, che solo pochi giorni fa ci ha fornito una quantità esigua di mascherine del tipo chirurgico che si spera possano proteggerci da un eventuale contagio, che all’interno di un carcere provocherebbe una pandemia difficilmente controllabile essendo quest’ultimo un ambiente chiuso per antonomasia e poco arieggiato».

Il 3 aprile scorso il sindacato ha chiesto al Governatore Ceriscioli, di sottoporci al controllo dei tamponi Covid-19 da parte della Direzione Sanitaria o della Protezione Civile, «visto che svolgiamo un lavoro di pubblica utilità che molto spesso le nostre amministrazioni regionali e locali dimenticano o fanno finta di non conoscere, ad oggi non abbiamo ottenuto nessuna risposta».

«Il carcere di Pesaro è attualmente sovraffollato, in barba alle varie sentenze europee sui diritti dell’uomo e contrariamente a quanto deciso nella Sentenza Torreggiani, le camere di pernotto con il passare dei giorni sono costrette ad ospitare tre detenuti anziché due, in quanto non è possibile non accettare soggetti arrestati dalle varie forze dell’ordine, che vengono posti presso delle camere di pernotto adattate alla meno peggio come stanze destinate all’isolamento sanitario.
Intanto il carcere di Pesaro cade letteralmente a pezzi avendo una struttura fatiscente e decadente priva dei dispositivi minimi di sicurezza, stanze detentive inagibili nelle quali piove all’interno, impianti elettrici e idrici obsoleti in perenne manutenzione, dove continuano a farci visita i funzionari del PRAP di Bologna i quali continuano a dirci “di avere pazienza”».

Nichilo fa sapere che «in questo contesto appesantito di rabbia e tensione, certo non mancano il verificarsi di eventi critici come autolesionismi e aggressioni tra la popolazione detenuta», come è accaduto domenica scorsa «quando due detenuti italiani hanno aggredito un detenuto nordafricano per traffico illecito di medicinali all’interno della sezione detentiva. Ad avere la peggio è stato un assistente di Polizia Penitenziaria, il quale senza indugio è intervenuto mettendo immediatamente fine alla violenta lite in atto, evitando conseguenze molto più gravi che sicuramente si sarebbero avute. Difatti nel tentativo di separare i detenuti coinvolti è caduto rovinosamente a terra riportando lesioni di vario tipo, tanto da ricorrere alle cure del Pronto Soccorso, dove ha riportato una prognosi di 10 giorni».
«È ora di dire basta al Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, siamo stanchi di false promesse delle Direzioni periferiche e locali, che sentiamo da anni or sono».

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