Pesaro

Confindustria Pesaro: «Molte aziende scelgono di chiudere, ma serve un decreto nazionale»

Il presidente Papalini antepone la salute, ma chiede mutui trentennali per investimenti, liquidità e sospensione delle tasse. «Chi riesce a proseguire l'attività, dovendo soddisfare le commesse, è messo a dura prova»

PESARO – Misure ferree per le aziende in tempi di Coronavirus. Il nuovo decreto limita l’attività produttiva e la consente solo nei casi in cui questa garantisca la sicurezza dei lavoratori. E i controlli non mancheranno.

Confindustria Pesaro fa sapere: «Gli imprenditori pesaresi stanno rispondendo all’emergenza e alle ultime misure del governo con grande senso di responsabilità, ma anche con grande difficoltà, e perfettamente consapevoli di quanto sia importante rispettare le norme restrittive all’interno dei luoghi di lavoro che restano aperti, norme essenziali ma che comportano una riorganizzazione delle attività, richiedendo un immediato e costoso investimento con il rischio che siano anche meno produttive». Così il presidente degli industriali di Pesaro Urbino, Mauro Papalini, ha commentato l’ultimo Dpcm che permette alle aziende di continuare a produrre.

A poche ore dalla firma del decreto, la situazione è la seguente: «Una parte di imprenditori associati a Confindustria, anche con aziende di grandi dimensioni e non produttrici di beni di prima necessità, ha scelto volontariamente di sospendere le attività e chiede un decreto di sospensione che valga per tutto il Paese. Chi riesce a proseguire l’attività, dovendo soddisfare le commesse, è sicuramente messo a dura prova».

Alcune ditte si sono organizzate con il telelavoro, altre sono in procinto di chiudere.

«Credo che in questo momento si debba assolutamente pensare alla salute e a tenere salde la comunità – ha detto ancora Papalini -: chi si ferma ha bisogno di un sostegno immediato e facile da ottenere».
Il presidente della territoriale di Pesaro Urbino traccia la strada: prevedere mutui trentennali per i nuovi investimenti; per i mutui residui, sospenderli per almeno 6 mesi e, successivamente, dimezzare il valore delle rate rimanenti raddoppiando i termini di estinzione; rilanciare gli investimenti pubblici valutando le priorità locali e le opere incompiute, e «fra queste la Guinza»; sospendere le imposte e contributi comunali, unitamente a una moratoria per 6 mesi sull’Imu, che andrebbe ridotta del 50% per i prossimi 5 anni; cancellare l’Irap per un anno, oppure ridurla del 50% per i prossimi 5 anni; saldo immediato delle spettanze delle aziende che lavorano con gli enti pubblici. «Non per ultima, serve un’iniezione immediata di liquidità, sia per sostenere i maggiori costi della produzione, sia per consentire investimenti necessari per acquisire quote di mercato perse, che per far fronte ai mancati ricavi – conclude Papalini -: in questa direzione, vanno sollecitate le banche anche perché, nella valutazione dei dati di bilancio 2020, non riducano gli affidamenti alle imprese o aumentino i tassi, attraverso il ribasso del loro rating di affidabilità».

La territoriale di Pesaro Urbino di Confindustria Marche Nord, per desiderio del presidente e del consiglio di presidenza, ha aperto nei giorni scorsi una raccolta fondi a supporto degli ospedali del territorio, che si stanno coordinando fra costa ed entroterra per contrastare l’emergenza Coronavirus. La raccolta fondi è stata prorogata anche nelle prossime settimane, ma già lunedì 16 marzo si concretizzerà con i primi acquisti delle attrezzature: le donazioni, che rappresentano un contributo straordinario detraibile, vanno indirizzate sul conto corrente Iban IT40K0311113301000000010134 di Ubi Banca.
Analogamente alla Confindustria locale, anche la Cassa Edile e la Scuola Edile hanno avviato una loro raccolta fondi.

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