Pesaro

Bar e ristoranti, Confesercenti lancia l’idea: «Locali aperto fino alle 18 in zona arancione»

Il direttore del pesarese Giorgio Bartolini: «Riprendere l'attività serale darà dignità al settore. Servono i ristori per una categoria al collasso»

PESARO – Aprire i locali fino alle 18, anche in zona Arancione. È questa la richiesta di Confesercenti Pesaro. L’associazione torna sulla questione dei pubblici esercizi per ribadire la necessità di evitare azioni di protesta che mettano a rischio operatori e clienti, cercando invece di spingere sulla strada della mediazione e del dialogo.

«La nostra richiesta a livello locale ricalca quanto già sostenuto in ambito nazionale – sostiene Giorgio Bartolini direttore Confesercenti Pesaro Urbino – ovvero che i locali situati in zona arancione possano restare aperti, lavorando in presenza e non soltanto con l’asporto, almeno fino alle 18 e di riprendere l’attività serale nella fascia gialla. Questo, per restituire dignità al settore attraverso un piano di riaperture che sia graduale e in sicurezza, ma che non può più essere rimandato. Negli ultimi 12 mesi, infatti, le circa 300 mila imprese che lavorano nel nostro paese nell’ambito del pubblico esercizio, hanno registrato circa 38 miliardi di euro di perdita di fatturato. Un terremoto economico per tutto il sistema».

Bartolini sottolinea come soltanto attraverso il confronto, anche forte e punto su punto, ma effettuato nella legalità e all’interno di un contesto istituzionale, si possano ottenere risultati: «Siamo disponibili ad implementare i protocolli sanitari per riaprire in sicurezza. Le azioni eclatanti e fuorilegge, lo diciamo ancora, servono a poco e anzi rischiano di fare peggio, incitando negativamente gli animi e mettendo a repentaglio la salute di tutti. Confesercenti e le altre Associazioni sindacali si sono incontrati nei giorni scorsi con il ministro per lo Sviluppo economico, Stefano Patuanelli alla presenza anche del viceministro Alessia Morani, proprio per mettere nero su bianco le priorità della categoria. Tra queste, la richiesta di rafforzare le misure economiche a cominciare dal decreto ristori Quinques, rivedendo i meccanismi di calcolo dei contributi a fondo perduto su base annua, esentare i pubblici esercizi dal pagamento dell’Imu 2021, prolungare gli ammortizzatori sociali fino al termine del periodo di crisi, intervenire sulle locazioni commerciali, prorogando di altri 4 mesi il credito d’imposta e incentivando i locatori a ridurre i canoni ed estendere a 15 anni il periodo di ammortamento anche dei prestiti fino a 800mila euro garantiti dal Fondo Centrale di garanzia».

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