Pesaro

Confartigianato: «Le Marche hanno perso 700 imprese e il 10,6% del Pil, ecco cosa serve per ripartire»

L'associazione artigiana di Ancona-Pesaro e Urbino: «Investire in cantieri, rinnovare moratoria sui mutui e anno bianco per la tassazione»

Da destra il presidente Graziano Sabbatini, Marco Pierpaoli, Luca Bocchino, Gilberto Gasparoni

PESARO – Un anno tremendo per l’economia. Confartigianato parla di un -10,6% di Pil nelle Marche e una perdita di un tessuto di 700 imprese. Nella tradizionale conferenza di fine anno l’associazione degli artigiani ha tracciato un primo bilancio in attesa di dati consolidati.

«Il 2020 è stato uno degli anni di certo più difficili dal dopoguerra a oggi – dice Graziano Sabbatini, presidente di Confartigianato Ancona – Pesaro e Urbino – in cui l’emergenza sanitaria ha portato conseguenze devastanti per l’economia del territorio, spesso aggravando situazioni già difficili in certi settori e aree territoriali».

Marco Pierpaoli, segretario Confartigianato, sottolinea che «le stime del Pil per le Marche parlano di un -10,6%. Inoltre, considerati i primi tre trimestri del 2020, si registra una perdita di oltre 250 imprese nell’anconetano e di oltre 150 nel pesarese, per un saldo negativo di circa 700 imprese in regione al momento. Numeri che pesano, in territori già provati duramente da anni dalla crisi: già nel 2019, peraltro, il tasso di crescita annuale delle imprese risultava negativo nella provincia di Ancona (si attestava a -1,19%), così come a Pesaro e Urbino (-0,82%). Perdite importanti, se si pensa che le nostre sono, per il 94,4%, piccole imprese fino a 10 addetti che danno lavoro a più della metà (52%) degli occupati in tutte le imprese attive. In più, si pensi che nel pesarese sono 5mila le imprese perse negli ultimi 10 anni, nell’anconetano 3mila. Per quanto riguarda le imprese artigiane, nella sola provincia di Pesaro e Urbino, sono state perse più di 3mila imprese artigiane in 10 anni, in quella Ancona circa 1.000. Una situazione estremamente negativa».

Tutto si riverbera nell’occupazione e nel lavoro. «Per quanto riguarda l’occupazione, secondo i dati Istat, nel III trimestre 2020, a confronto con lo stesso trimestre del 2019, sono 35mila in meno gli occupati, 3 su 4 sono donne – continua Sabbatini -. Forte, in particolare, la crisi nel terziario, commercio, alberghiero e ristorazione. Inoltre, le procedure concorsuali sono aumentate nel settore manifatturiero del 20%. In questo 2020 così buio, nonostante tutto non abbiamo mai abdicato alla nostra missione, cercando di tradurre il nostro aiuto in un percorso di accompagnamento costante per le imprese alla ricerca di soluzioni alle difficoltà che via via purtroppo si presentavano sempre più evidenti, tenendo la barra del timone dritta. Abbiamo ricevuto circa 5mila segnalazioni per richieste di assistenza dalle imprese, un numero davvero importante, segno che le difficoltà erano molto forti per le nostre MPMI. I più deboli si troveranno in difficoltà e rischiano la chiusura. Noi ci saremo, per aiutare le nostre imprese ad arrivare ad aprile e favorire, nel frattempo, la ripresa».

Prima il lockdown di marzo, poi la lenta riapertura, con piccoli segnali di ripresa dell’economia, fino a ripiombare nella crisi in autunno, con le nuove chiusure. In questo scenario, quello che Confartigianato ha cercato di fare, prosegue Sabbatini, «è stato affiancare le imprese per tutelarle e portare avanti le istanze su tutti i tavoli istituzionali. Avviati confronti continui e instaurato un dialogo serrato con le amministrazioni comunali, regionali e le Prefetture».

I vertici della Confartigianato Ancona Pesaro e Urbino

Intensa anche l’attività sindacale del 2020 dell’Associazione con incontri con le amministrazioni locali e regionali su temi come TARI, TOSAP, contributi a fondo perduto per le imprese, regolamenti dehors, la riapertura dei mercati ambulanti. 

«Di sicuro è stato un 2020 in cui abbiamo cercato di fare il massimo. Si poteva fare di più, ma ci abbiamo messo l’anima».

Per il 2021 Confartigianato chiede interventi chiari e concreti: investimenti importanti per rilanciare l’economia, ad esempio attraverso la ripartenza dei cantieri nei comuni e nelle province per la manutenzione delle strade, che sono devastate. Poi il rinnovo della moratoria sui debiti al 31 marzo 2022, con una facilitazione dell’erogazione del credito alle MPMI. Necessario anche che il 2021 sia un anno bianco per la tassazione. Bisogna garantire, poi, minori costi bancari per le imprese, incentivi sulle nuove assunzioni e risorse adeguate per la cassa integrazione con tempi di liquidazione immediati. Importante anche prorogare la cassa integrazione stessa fino al blocco dei licenziamenti.

«Con questo tipo di interventi si potrà riportare ottimismo nel contesto attuale – conclude Sabbatini -. Servono anche regole chiare, che non mutino di settimana in settimana. Solo così si potrà ricominciare davvero ad aprile, intercettando quella ripresa che viene prospettata anche da Bankitalia nella sua ultima analisi: a fronte del calo del PIL del 10% nel 2020, l’Istituto indica una risalita di +3,5% nel 2021».

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