Pesaro

Caso Blair, il sindacato di Polizia Siulp: «Fermato perché nero? Pretesto per accuse di razzismo»

Il sindacalista Lanzi evidenzia che quello effettuato dalla polizia a Pesaro fosse un «semplice controllo, una verifica svolta con educazione e professionalità»

Marco Lanzi durante il congresso del Siulp

PESARO – Caso Blair, non si fermano le polemiche. L’ex giocatore di basket della VL Pesaro aveva lanciato un messaggio chiaro tramite le stories di Instagram. In pratica sarebbe stato fermato per un controllo, ma quando gli agenti lo hanno riconosciuto lo hanno lasciato andare. Di qui l’accusa: «Fermato perché nero».

Sulla questione interviene il segretario provinciale del Siulp, sindacato di Polizia, Marco Lanzi: «Come creare un caso dal nulla. È incredibile come un semplice controllo, svolto con la massima professionalità, rispetto e educazione al pari di centinaia di verifiche analoghe svolte giornalmente dalle forze di polizia, sia divenuto un pretesto per accusare di razzismo la polizia italiana. Lo stesso signor Blair, nel suo video diventato virale, non fa riferimento ad alcun gesto, parola o atteggiamento negativo discriminatorio o offensivo dei poliziotti che gli hanno chiesto i documenti. Altresì, ritenendo di essere stato controllato solo perché nero, li accusa implicitamente di razzismo. Nel nome del “politicamente corretto”, per evitare qualsiasi accusa di discriminazione ai danni di minoranze etniche, religiose o sessuali, dovremmo forse evitare di controllare tutti coloro che non hanno la pelle bianca? Se i colleghi intervenuti avessero deciso di portare in Questura, per un ulteriore controllo come previsto dalla legge, i due figli di Blair sprovvisti di documenti di cosa sarebbero stati accusati? Di sequestro di persona? Come abbiamo denunciato nel corso del nostro recente Congresso, ogni tre ore un poliziotto è vittima di un’aggressione».

Lanzi prosegue: «Il nostro lavoro è scandito dalla paura e dal rischio costante, e spesso lo svolgiamo con mezzi insufficienti, armi inadeguate, formazione carente. Con forza e ripetutamente stiamo chiedendo alla politica di intervenire introducendo norme che prevedano pene certe e adeguate a tutela di tutti coloro che rappresentano le istituzioni. Nel frattempo, nel silenzio e con professionalità, continuiamo a lavorare. Sono migliaia i poliziotti italiani, che in prima linea, in condizioni di lavoro estreme, ogni giorno accolgono e aiutano i tanti profughi che arrivano sul nostro territorio. Più volte, anche a Pesaro, i nostri colleghi si sono prodigati per far avere a profughi appena sbarcati indumenti puliti e pasti caldi. Lo scorso 6 luglio, il Codacons, nell’ambito della 19° Edizione del Premio Amico del Consumatore, ha conferito un riconoscimento proprio alla Polizia di Stato della Provincia di Pesaro e Urbino per le iniziative intraprese in favore del popolo ucraino. Si tratta di un importante riconoscimento per l’impegno che la Questura ha speso nell’accoglienza delle persone in fuga dalla guerra in Ucraina. Ringraziamo i tanti cittadini, la stragrande maggioranza, che anche sui social hanno espresso vicinanza e solidarietà ai colleghi accusati implicitamente di razzismo dal signor Blair. Apprezziamo moltissimo le parole del nostro Questore, che ha sottolineato con fermezza che il comportamento dei poliziotti intervenuti è stato assolutamente corretto e privo di alcuna forma di maleducazione o pregiudizio. Concordiamo con il signor Blair quando afferma di voler crescere i suoi figli in un mondo migliore. È una delle mission principali che anima la nostra attività. Facciamolo però senza evocare e creare falsi problemi».

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