Pesaro

Calo del turismo? Per Cna Pesaro e Urbino «colpa dell’inflazione che ha svuotato il portafoglio»

Il dibattito di questi giorni sulle strategie e scelte deve tenere conto di altro. Tarsi: «Spirale perversa dei prezzi»

Il litorale pesarese dall'alto

PESARO – Calo del turismo? Il dibattito in corso sulla evidente riduzione di arrivi e soggiorni nella nostra provincia, con la conseguente ricerca di responsabilità, sull’individuazione di presunte scelte sbagliate o dell’assenza di politiche di promozione adeguate, non può non tener conto di quel che accade anche nelle regioni limitrofe dove il calo di presenze registra percentuali analoghe se non più pesanti di quelle pesaresi.

I dati di giugno relativi ad esempio alla riviera romagnola sono sconfortanti e si ricollegano in qualche modo ad una serie di eventi negativi come ad esempio l’alluvione (con la conseguente campagna negativa sulla balneabilità del mare e colorazione delle acque). Ma, secondo la CNA di Pesaro e Urbino, c’è un dato incontrovertibile e non imputabile a questa o quella istituzione. Il problema vero è l’inflazione che sta svuotando i portafogli degli italiani.  

«Invece di ripartire – dice il direttore della CNA di Pesaro e Urbino, Claudio Tarsi – i consumi indietreggiano anche a Maggio e Giugno come registrato le stime Istat sulle vendite al dettaglio. Tutto questo con l’inflazione, che seppur scesa lievemente rispetto ai primi mesi dell’anno continua a svuotare i portafogli degli italiani».

La CNA, anche in una riflessione a livello nazionale, è seriamente preoccupata dai dati diramati dall’Istituto nazionale di statistica secondo cui a maggio le vendite sono calate, rispetto allo stesso mese del 2022, del 4,7% in volume ma presentano un controvalore monetario in crescita del 3%. In soldoni, significa che le famiglie italiane, alle prese con l’inflazione, sono costrette a spendere di più per riempire di meno il classico carrello. Carello della spesa che risulta sempre più caro soprattutto per i generi alimentari, i cui aumenti hanno sfiorato in molti casi ingiustificati aumenti anche del 30-40-50%. Per non parlare dei carburanti, la cui corsa è ricominciata a salire (sia per il diesel che per la benzina). «Tutto è aumentato in maniera esponenziale mentre la tanto declamata riduzione delle bollette energetiche si è solo intravista. A questo aggiungiamo anche l’aumento dei tassi di interesse sui mutui e il già annunciato ritocco al rialzo del costo del denaro entro luglio. Non va meglio la situazione in Europa dove Eurostat (l’equivalente europeo dell’Istat) ha rilevato un calo nei consumi su base annua pari al 2,9%.

«È sempre più evidente pertanto – conclude Claudio Tarsi –  la necessità di intervenire rapidamente sull’inflazione sia in Italia sia in Europa cercando misure per contenere i prezzi, che diminuiscono troppo lentamente, anche per evitare l’innescarsi della spirale perversa prezzi alti – costo del denaro più caro, letale per le famiglie alle prese con i mutui e per le imprese costrette a finanziarsi. Per questo riteniamo che la riflessione sul turismo, che certamente va fatta, meriti talvolta di uscire dai localismi tenendo conto di situazioni più complesse e generali». 

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