Pesaro

Buoni spesa, a Pesaro sono 2.221 le domande: criticità sociali e disagio abitativo in crescita

Sono 719 le richieste di aiuto per il fondo anticrisi. Ricci e Mengucci: «Una grande operazione sociale, aggiungiamo 370 mila euro»

Il sindaco Matteo Ricci illustra l'operazione

PESARO – Altri 370 mila euro per aiutare le famiglie pesaresi in difficoltà. È la «potentissima» operazione sociale messa in campo dal Comune di Pesaro, per rispondere alle esigenze dei più deboli. In totale sono 1,2 milioni quelli investiti dal Comune per far fronte all’emergenza sociale.

L’annuncio arriva all’indomani del termine ultimo per le richieste dei Buoni Spesa, «ne abbiamo ricevute 2221, mentre per il fondo Anticrisi 719», hanno spiegato il sindaco Ricci e gli assessori Pozzi e Mengucci. «Numeri in crescita rispetto alla “chiamata” di novembre 2020 (la seconda dei Buoni Spesa che erano stati redistribuiti anche a dicembre 2020, ndr) ma che l’Amministrazione è pronta a soddisfare interamente».  

Per la quarta chiamata dei Buoni Spesa, il Comune di Pesaro stanzierà complessivamente 490mila euro – 90mila in più rispetto ai 400mila preventivati – dando risposta a tutte le 2221 famiglie che hanno presentato domanda.  

Per il sostegno rivolto a situazioni di disagio abitativo ed emergenze sociali, l’Amministrazione ha deciso di destinare complessivamente 680mila euro: 280mila euro in più rispetto ai 400mila stanziati a febbraio.  

Il Comune, nel bilancio di previsione 2021 aveva inizialmente destinato al Fondo Anticrisi 250mila euro. La somma era già stata aumentata di 150mila euro a dicembre.  

Complessivamente quasi 1.200.000 euro «Le numerose richieste dimostrano che il fabbisogno dei cittadini è aumentato – sottolineano -, ci troviamo di fronte a nuove criticità che sono emerse con l’emergenza sanitaria: famiglie, anziani e singoli cittadini che si trovano oggi in grande difficoltà. Per la quarta volta, dall’inizio della pandemia, siamo pronti a ripartire con la distribuzione dei buoni spesa, che verranno consegnati alle famiglie che ne hanno fatto richiesta, dai volontari di quartiere». 

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