Pesaro

Biolaboratorio sperimentale a Pesaro, presentato il ricorso al presidente della Repubblica

L'associazione Seam ha chiesto lo stop del laboratorio «perché pericoloso in quanto può svolgere manipolazioni e sperimentazioni»

La protesta dei cittadini per la creazione in città di un laboratorio di bio-sicurezza

PESARO – Biolab di Torraccia, i residenti e il comitato hanno presentato un ricorso straordinario alla presidenza della Repubblica e Corte dei Conti contro il Comune di Pesaro e istituto zooprofilattico sperimentale dell’Umbria e delle Marche “togo rosati” per ottenere l’annullamento della deliberazione del consiglio comunale rispetto all’alienazione del terreno edificabile in via Furiassi / via grande Torino.

L’Associazione socio culturale Seam alla realizzazione del biolaboratorio di classe BSL3, «vale a dire pericoloso per la salute umana – spiega – La vendita del terreno è espressamente finalizzata alla “creazione di un Laboratorio di BioSicurezza (BSL3), ossia una struttura in grado di garantire sperimentazioni e manipolazioni – in vivo e in vitro – di agenti virali pericolosi per la salute animale e dell’uomo” e per la realizzazione “di stalle contumaciali per la stabulazione di grandi e piccoli animali”, anche infetti. Secondo la classificazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per le attività inerenti al laboratorio, gli agenti patogeni sono classificati in quattro gruppi di rischio, in base al rischio di infezione e trasmissione individuale e/o collettiva. Il livello BSL3 è riferito ad elevato rischio individuale. In questo gruppo sono presenti tutti gli agenti patogeni che causano gravi malattie nella singola persona e hanno una moderata probabilità di diffondersi nella comunità. Tuttavia per questi agenti patogeni sono presenti le vaccinazioni e le terapie farmacologiche, in sperimentazione e non. Tra questi il virus dell’epatite C, dell’epatite B, il virus dell’immunodeficienza umana, il SARS CoV-2. Il ricorso è diretto a far annullare la delibera del Consiglio Comunale per i gravi vizi che presenta».


L’associazione ne spiega i motivi. «Il Comune di Pesaro ha omesso di fare una gara, un confronto competitivo tra offerenti – regola che non è derogabile neppure per l’ipotesi in cui la vendita corra tra enti pubblici. In ogni caso, e forse ancor più gravemente, non ha fatto stimare il valore dell’area, sicché ha accettato il prezzo proposto da Istituto Zooprofilattico senza alcun approfondimento. Oltre a rendere invalida la delibera, questi vizi portano alla responsabilità avanti la Corte dei Conti di tutti i consiglieri che hanno votato a favore della vendita. Inoltre, gli uffici comunali avevano subordinato il loro parere favorevole al fatto che il laboratorio e le stalle non fossero industrie insalubri di prima classe e, invece, secondo costante giurisprudenza, sono inclusi tra le lavorazioni insalubri di prima classe».

Altra criticità sarebbe il fatto che «il Comune di Pesaro non ha fatto alcun approfondimento rispetto alla compatibilità di questa nuova costruzione e la natura dei terreni, frequentemente soggetti ad esondazioni. Soprattutto, però, senza alcuna istruttoria, senza il minimo approfondimento dal punto di vista scientifico e sanitario – così come sul valore del terreno, sulla compatibilità urbanistica, sul rischio idrico – il Comune ha deciso di fare installare in una zona quasi centrale della città e densamente frequentata, un laboratorio estremamente pericoloso per la salute, collocato ad un livello di rischio molto alto dall’OMS. Il ricorso è stato ormai presentato e se ne attende la decisione – secondo un procedimento che vede coinvolto il Governo, il Consiglio di Stato ed il Presidente della Repubblica. Come associazione siamo pronti ad impugnare il permesso di costruire il laboratorio ove sia mai rilasciato, nonché tutti gli atti che il Comune di Pesaro dovesse adottare in questa direzione».

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