Pesaro

Biodigestori di Vallefoglia e Barchi, Confindustria: «Senza impianti non c’è economia circolare»

Votata la mozione in Regione per acquisire ulteriori pareri. La presidente di Confindustria Pesaro Urbino Baronciani: «Esterrefatti rispetto a queste polemiche, sforzi vani»

PESARO – Biodigestori di Vallefoglia e Barchi, la Regione vota la mozione, polemica di Confindustria Pesaro.

Dopo la mozione, la Provincia di Pesaro Urbino dovrà «valutare bene tutte le criticità sollevate da cittadini, associazioni e Comuni». I consiglieri regionali Giacomo Rossi (Civici Marche) e Nicola Baiocchi ribadiscono: «Non siamo per i no a prescindere (né tanto meno contro i biodigestori) ma siamo a favore dei sì ad opere pianificate, fatte bene e che servono».

Immediata la reazione di Confindustria Pesaro Urbino. «Non si può che restare esterrefatti rispetto alle polemiche che si susseguono in questi giorni sul tema dei biodigestori per la valorizzazione dei rifiuti organici (umido) – sottolinea la presidente Confindustria Pesaro Urbino Alessandra Baronciani -. La necessità di trasformare il modello economico attuale in uno ad economia circolare è sulla bocca di tutti, ma nella sostanza ci sono continue resistenze rispetto alla necessità di misure e progetti concreti in grado di garantire una svolta ecologica reale. Nella nostra provincia, poi, gli sforzi di ognuno nel differenziare i rifiuti sono vanificati dall’assenza di impianti che li possano ricevere e gestire al meglio, recuperando e riciclando le varie frazioni».

Per la presidente «i vantaggi ambientali (e di riflesso anche quelli economici) della trasformazione dei rifiuti organici si ottengono solo con la creazione di biodigestori tecnologicamente avanzati e di adeguata taglia, capaci di creare economie di scala. In territori di grande urbanizzazione, come Pesaro e Fano, è necessario adottare soluzioni mirate, che non possono prevedere, come è stato proposto di recente da alcuni consiglieri regionali, il cosiddetto ‘compostaggio di comunità’, ovvero un processo biologico dei rifiuti organici ottenuto da piccole macchine sparse sul territorio, a cui il cittadino è tenuto a portare il proprio sacchetto dell’umido. Il Ministero della Transizione Ecologica ha espresso dubbi molto concreti rispetto a questa tecnologia, segnalando alcune criticità e la dubbia economicità della soluzione, che è molto adatta per i grandi condomini delle città metropolitane e per resort o villaggi vacanze, ma non ugualmente efficace per la dimensione delle nostre città. Senza contare che, dal compostaggio di prossimità non si otterrebbe il gas metano (biometano) che serve a cittadini e imprese, con la conseguente perdita di un’importante risorsa di circolarità. Tema che oggi, con il caro energia, non ha bisogno di essere puntualizzato».

La presidente sottolinea: «Bene ha fatto l’assessore Stefano Aguzzi a mettere in chiaro che le Marche sono una delle regioni meno innovative e a questa situazione si aggiunge al problema – più volte segnalato – legato allo smaltimento dei rifiuti speciali, che anche nella provincia di Pesaro Urbino sono trasportati in altre regioni, perché le nostre discariche sono in affanno. Anche in questo caso, devono essere valutati urgentemente progetti ad hoc, compreso lo sblocco di alcuni limiti che ci penalizzano rispetto alle regioni limitrofe.

Va ricordato ai cittadini che, negli ultimi due anni, tutti i rifiuti ospedalieri generati dalla pandemia, comprese le mascherine dei pazienti affetti da Covid, sono state smaltite per gentile concessione della Regione Emilia Romagna nel termovalorizzatore di Riccione, con mezzi di trasporto che hanno prodotto inquinamento e a costi pagati dalle comunità. È giusto condividere i progetti con le comunità, ma va fatto uno sforzo per avvicinarci alla modernità: con la polemica strumentale non si crea sviluppo, ma si retrocede. Non fare nulla non è una soluzione, ma una sconfitta per tutti».

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